Volgarità e morbosità della Domenica In. Campo Dall’Orto scommette sulla qualità e sfida lo share e mette al bando la cronaca nera. La scelta fa il pieno di consensi

Stop alla volgarità della domenica pomeriggio. Una decisione che appare rivoluzionaria quella presa dal dg della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, che ha deciso di dire basta alla cronaca nera e, spesso, morbosa. La decisione finale sarebbe maturata lo scorso 21 febbraio quando andò in onda il racconto della morte del piccolo Loris. Particolari su particolari di un massacro in una fascia pomeridiana protetta. Si è superato ogni limite tanto che il dg della Rai ha detto basta. Il caso era stato sollevato dall’onorevole Michele Anzaldi: cronaca nera per acchiappare lo share. Ora basta,  “La scelta di Campo Dall’Orto”, ha spiegato Anzaldi all’agenzia Il Velino, “è coraggiosa e doverosa. Coraggiosa perché a metà stagione non si era mai visto interrompere e stravolgere un programma in questo modo. Doverosa se prendiamo alla lettera il mandato della Rai di essere servizio pubblico”. Oggi, spiega Anzaldi, “dobbiamo riqualificare questo servizio, servendoci di tutti i mezzi per parlare, comunicare, informare e mettere in dialogo le generazioni. Per questo trasmissioni come quelle della domenica possono essere importanti. Sono una sfida, non un contenitore dove si butta di tutto”.

PROBLEMA DI ASCOLTI – “Io non credo che perderemo ascolti, ma che conquisteremo più rapporto con il pubblico e soprattutto fiducia”, ha così commentato la decisione di Campo Dall’Orto (resa pubblica in un’intervista a Repubblica) il consigliere di amministrazione della Rai Guelfo Guelfi, “Ha ragione Campo Dall’Orto che scommette su questa possibilità dedicandole le risorse pubbliche che stanno non dietro, ma davanti allo share, che si spendono non a seguito del presunto successo ma a seguito del presunto interesse. Le scelte del dg manifestano che con questa direzione avremo nuovi palinsesti liberi dalla pressione politica dei partiti e più connessi ai bisogni e alla realtà del paese. Agli urlatori restano le curve degli stadi”.