Come volevasi dimostrare nella guerra in Libia c’è la mano francese. Tripoli a rischio polveriera. Spunta l’intesa Haftar-Riad

Vertice a Palazzo Chigi. Sul tavolo il delicatissimo dossier sulla Libia

Un’ora e mezza di riunione intensa e riservata tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, Giancarlo Giorgetti e i vertici dei servizi segreti italiani. Sul tavolo il delicatissimo dossier sulla Libia, una vicenda che vede l’Italia protagonista nel ruolo diplomatico che conduca alla pace e all’unificazione dello Stato, strada intrapresa sin dall’inizio della formazione di questo governo con lo storico incontro di Palermo tra Khalifa Haftar e Fayez al-Sarraj. Un incontro che avrebbe dovuto portare il 16 aprile a un summit tra tutte le forze in campo della Libia proprio in direzione di una soluzione pacifica e diplomatica.

Ma, come si sa, Haftar ha fatto saltare il tavolo avviando operazioni militari contro al-Sarraj. Ma sono le rivelazioni emerse ieri da un’esclusiva di Repubblica che hanno fatto sobbalzare i membri dell’esecutivo italiano: una delegazione di inviati del generale libico Haftar , il 4 aprile scorso e quindi prima dell’offensiva per liberare Tripoli, è volata a Parigi per incontrare il presidente Emmanuel Macron. Secondo quanto rivelato da Repubblica, il colloquio è servito per avere l’appoggio della Francia all’attacco. La ricostruzione è stata smentita dall’Eliseo, ma solo a metà: “Come i nostri partner”, ha risposto ai cronisti un portavoce del ministero degli Esteri, “parliamo con tutte le parti del conflitto in Libia, al fine di ottenere un cessate il fuoco. Non siamo mai stati avvisati di un’offensiva su Tripoli, che abbiamo condannato sin dal suo inizio”.

Insomma, l’incontro di fatto ci sarebbe stato. Da qui è nata la riunione urgente a Palazzo Chigi, nella quale sarebbe stata ribadita la linea già espressa due giorni fa dal presidente del Consiglio in audizione in Parlamento: no ad un eventuale intervento militare, sì all’azione diplomatica già intrapresa con il summit di Palermo in cui il governo Conte è riuscito nell’intento di far incontrare intorno a un tavolo al-Serraj e Haftar. Secondo indiscrezioni raccolte da La Notizia, però, l’esecutivo chiederà un atteggiamento più chiaro e determinato all’Eliseo sulla politica estera in Libia. “Occorre una denuncia esplicita di quanto sta facendo Haftar. Su questo l’Europa deve avere una posizione netta”, dicono fonti di Palazzo Chigi. In pratica, dunque, non basta che, come fatto, Macron ponga la sua firma per il cessate il fuoco sul documento redatto e preparato già giorni fa da Moavero. Ma alle parole a questo punto bisogna che si accompagnino anche i fatti. Anche perché, nel frattempo, la situazione diventa sempre più incandescente.

Secondo quanto denunciato dal Wall Street Journal, l’Arabia Saudita avrebbe promesso decine di milioni di dollari al generale libico Haftar per finanziare l’offensiva in corso dell’autoproclamato Esercito Nazionale libico contro Tripoli. L’offerta sarebbe stata avanzata pochi giorni prima dell’inizio dell’offensiva (lanciata il 4 aprile) nel corso di una vista di Haftar nella capitale saudita. Insomma, quel che emerge che il generale prima di sferrare l’attacco avrebbe raccolto importanti placet da alleati strategici, dalla Francia fino all’Arabia. Il clima, dunque, si fa sempre più acceso. E, a quanto pare, Haftar non pare intenzionato a fare passi indietro.

Nella giornata di ieri, il procuratore militare dell’Esercito nazionale libico (Lna) di cui Khalifa Haftar è comandante generale ha emesso un ordine di arresto a carico del premier Fayez al-Sarraj, del vicepremier Omar Maitig e altri esponenti civili e militari di Tripoli. Intanto, però, Tripoli grida la sua rabbia contro il “traditore” Khalifa Haftar e la Francia, accusata di sostenere l’offensiva del maresciallo contro la capitale libica. In centinaia, migliaia secondo gli organizzatori, hanno gremito ieri piazza dei Martiri, scandendo slogan contro Haftar e innalzando cartelli contro Parigi: “Giù le mani dalle Libia”, “La Francia sostiene Haftar”. Poi l’appello a Bengasi, oggi in mano proprio ad Haftar: “Vi abbiamo liberato da Gheddafi, ora tocca a voi”.