Da Sanremo a Sanrula, il Festival arruola la Jebreal. Via libera di viale Mazzini alla partecipazione della giornalista palestinese dopo le polemiche. All’Ariston ci sarà anche la “sovranista” Pavone

Contrordine a Viale Mazzini. Dopo le furenti polemiche degli ultimi giorni, la Rai ha dato il via libera alla presenza di Rula Jebreal come ospite al prossimo Festival di Sanremo. Nell’incontro di ieri tra l’amministratore delegato Fabrizio Salini, il direttore di Rai1 Teresa De Santis e il direttore artistico e conduttore della kermesse Amadeus, sono stati approvati il progetto del Festival e la lista degli ospiti proposta dal conduttore. Ma in realtà, a spingere per la partecipazione della giornalista palestinese (con cittadinanza israeliana e italiana), da quanto risulta a La Notizia, sarebbe stato l’inner circle renziano.

Non a caso, nei giorni scorsi, a gridare allo scandalo, denunciando addirittura un caso di “discriminazione di Stato” per la possibile esclusione della Jebreal dal palco dell’Ariston erano stati proprio gli esponenti di Italia Viva. A cominciare dal capogruppo al Senato, Davide Faraone. In favore della Jebreal, habitué della Leopolda, vicina all’ex presidente Usa Barack Obama, grazie ai buoni uffici dell’ex marito, il banchiere americano Arthur Altschul Jr, figlio di un partner della Goldman Sachs, e in lizza alle ultime Europee per uno scranno in quota renziana a Strasburgo, si era speso nelle ultime ore anche il ministro M5S dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, evocando la “censura” nei confronti della giornalista.

Senza intoppi, invece, il via libera alla partecipazione al Festival della cantante Rita Pavone, finita nell’occhio del ciclone per le sue manifeste simpatie sovraniste (leggi Lega). “Come diceva Charlie Chaplin – ha commentato la stessa cantautrice -, preoccupati più della tua coscienza che della reputazione. Perché la tua coscienza è quello che tu sei, la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. E quello che gli altri pensano di te è problema loro. Ho 74 anni, ma la mia voce non l’ha ancora capito. Se non mi guardo allo specchio non me lo ricordo neanche io. E dato che il tempo non si è accorto dell’errore, io vado per la mia strada. L’età anagrafica – ha concluso Rita Pavone – è solo per la carta d’identità e tutti hanno diritto di dimostrare le loro capacità”.