Foa ora si fa chiamare direttore. Salini tace (e acconsente?). Alla Rai sembra regnare l’anarchia. E Vespa ne approfitta con due serate speciali sul Covid-19

Chi frequenta i piani alti di Viale Mazzini non ha timore a parlare di una totale anarchia: da una parte Marcello Foa che continuerebbe ad avere rapporti con vari direttori di giornale, e l’amministratore delegato Fabrizio Salini che preferisce chiudere uno se non entrambi gli occhi pur di non far scattare l’ennesima polemica interna alla Rai, in un periodo in cui il servizio pubblico deve farsi trovare pronto vista l’emergenza sanitaria in corso. Ma l’ultimo affronto di Foa non è passato inosservato a due consiglieri del Cda, Riccardo Laganà (dipendenti) e Rita Borioni (Pd) che, nella tarda serata di due giorni fa e in vista della riunione del Consiglio di ieri, hanno inviato una lettera chiedendo lumi sulle ultime “mosse” di Foa.

Tutto nasce da un articolo pubblicato da Il Giornale che, riprendendo una lunga intervista pubblicata da La Verità, celebrava in termini a dir poco trionfalistici, l’erorismo di Foa, “il direttore della televisione pubblica nazionale”, che per piazzarsi “saldamente al timone della Rai in piena emergenza coronavirus”, “non ci ha pensato due volte a rientrare in Italia per mettersi fisicamente al comando del suo grande vascello e guidarlo in un mare tempestoso e sconosciuto”. Manco fosse Napoleone. Ma Foa d’altronde viene definito “direttore” per ben quattro volte all’interno dell’articolo. Difficile pensare si tratti solo di un errore dunque, dato che – come si sa – Foa è presidente ed è garante del servizio pubblico; il ruolo di amministrare la Rai è invece nelle mani dell’ad Salini.

Ed è per questa ragione che Laganà e Borioni ieri in Cda hanno chiesto spiegazioni visto che dallo stesso nessuna rettifica è arrivata. Tanto che nella lettera visionata da La Notizia, i due consiglieri chiedono, tra il serio e il faceto, “se è avvenuto un rimpasto di deleghe anche operative (fosse pure solo di fatto) di cui il Consiglio di Amministrazione non è stato in alcun modo informato”. Ebbene: al termine del Cda di ieri nessuno si è pronunciato. “In Cda – spiega non a caso Laganà a La Notizia – nessuno ha voluto rispondere alla richiesta mia e di Rita Borioni né, mi pare, ci sia intenzione di rettificare. Evidentemente gli va bene così”. Ed è curioso, considerando che proprio Viale Mazzini ha voluto una task-force contro le fake news e poi dispaccia fake-news dato che nell’articolo de Il Giornale si parla di Foa “direttore della Rai”, “al comando dell’azienda”, apparentemente investito di compiti come la cura dei “palinsesti da ripensare, reinventare”.

PORTA A PORTA (IN FACCIA). Come detto, dunque, totale anarchia. Ed è proprio in quest’anarchia che a trovare spazio è stato Bruno Vespa, a cui è stato affidato un doppio speciale di Porta a porta venerdì 10 e sabato 11 aprile. Anche di quest’ultima questione si è parlato nel Cda di ieri per volere di Laganà e Burioni. Il motivo è semplice: “Rai non solo ha vaticanisti in ogni Testata ma ha anche una Struttura Rai Vaticano dedicata: ci sono al suo interno professionalità indiscusse che assicurano da sempre competente copertura degli eventi e delle manifestazioni religiose anche con approfondimenti tematici”, avevano commentato pochi giorni fa. Al contrario, a Vespa, essendo formalmente un collaboratore esterno, potrebbe essere garantito un emolumento extra, trattandosi di puntate speciali e dunque non previste inizialmente. Secondo quanto emerso ieri, pare che a volere affidargli i due speciali sia stato direttamente il direttore di rete, Stefano Coletta. E sul compenso? Per ora cifre non ci sono. “Verranno fornite per iscritto” ai consiglieri che hanno chiesto, anche sul punto, lumi.