Il caso Vespa finisce alla Commissione etica Rai. Laganà (Cda) chiede all’organo aziendale di valutare se l’attacco del conduttore alle Ong abbia violato il codice di condotta

Non si placa la polemica scatenata su se stesso da Bruno Vespa. Perché il consigliere di amministrazione in quota dipendenti, Riccardo Laganà, che ha accusato “il collaboratore esterno” conduttore di Porta a Porta di mettere “in imbarazzo” la Rai dopo il video-attacco via Facebook alle Organizzazioni non governative (Ong), è deciso ad andare fino in fondo. “Ho chiesto alla Commissione Stabile per il codice etico – spiega Laganà – di valutare i recenti comportamenti e le circostanze che hanno visto protagonista il dott. Bruno Vespa, sia in riferimento alle dichiarazioni durante la domiciliazione cautelativa dopo la puntata di Porta a Porta con il segretario Pd Nicola Zingaretti, sia rispetto allo scomposto attacco alle Ong impegnate sul territorio per l’emergenza Covid-19”.

E accusate da Vespa di correre, in favore di telecamere, quando si tratta di soccorrere i migranti e di non fare nulla per l’emergenza Coronavirus. “Anche se non c’è politica, anche se non c’è propaganda, anche se non ci sono le televisioni a propagandarne il lavoro – aveva detto Vespa -. Che corrano, che tornino davvero a bordo, a bordo dell’emergenza”. Beccandosi la secca smentita di Medici senza frontiere: “Siamo attivi in alcuni ospedali del lodigiano per supportare il lavoro straordinario degli operatori sanitari in risposta all’epidemia che ha colpito l’Italia”. Compreso l’ospedale di Codogno, in pieno focolaio, dal 9 marzo scorso.

VERIFICHE URGENTI. Come è noto il codice, applicabile sia ai dipendenti che ai collaboratori Rai, stabilisce che “i destinatari sono tenuti a rispettare i principi di diligenza, correttezza e buona fede, rispettivamente, nello svolgimento delle mansioni assegnate” e “nell’adempimento delle obbligazioni contrattuali”. Regole che Laganà chiede di verificare “con urgenza” se siano state violate da Vespa Stabilendo “se siano venuti meno i principi deontologici, di correttezza informativa e buona fede ai quali tutti i professionisti del servizio pubblico devono attenersi nel rispetto dei cittadini che hanno diritto ad una informazione obiettiva e plurale e non di sgradevoli polemiche rese ancora più evidenti dalla notorietà del personaggio”.