Mafia Capitale, la fondazione fino a poco tempo fa presieduta da Odevaine ha debiti con Fisco e Inps. L’attuale vicepresidente, ex senatore Pd: stiamo verificando i conti. Imbarazzo in Legambiente

di Stefano Sansonetti

Finora nessuno sembrava essersi accorto di niente, nemmeno dei debiti con il Fisco accumulati nel tempo da quell’ente benefico di cui ancora non si sa molto. Poi esplode “Mafia Capitale” e qualche riflettore si accende su IntegrA/Azione, la fondazione fino a qualche tempo fa presieduta da Luca Odevaine, ex vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni, travolto dall’inchiesta portata avanti dalla procura di Roma. Inutile girarci intorno. Questa fondazione, creata nel 2010 con il fine di favorire l’integrazione tra i popoli, sta mettendo in grosso imbarazzo il Pd e uno dei fondatori, ovvero Legambiente. E spunta una sorpresa: la fondazione di Odevaine, personaggio che secondo l’accusa incassava e maneggiava un sacco di soldi, ha debiti con il Fisco e con l’Inps. Naturalmente, non appena è esploso il bubbone, si sono defilati tutti. Odevaine tempo fa si è dimesso dalla presidenza. Così come si è dimesso dal collegio dei revisori Stefano Bravo, il commercialista che secondo i pm avrebbe agito da spallone di Odevaine portando i soldi in Svizzera. E’ chi rimane oggi nella fondazione IntegrA/Azione? Resta solo il vicepresidente, Francesco Ferrante, ex senatore del Pd e già direttore generale di quella Legambiente che è tra i fondatori dell’ente. “Purtroppo”, spiega Ferrante a La Notizia, “io seguivo distrattamente la fondazione”. Dopo quello che è successo “insieme ad alcuni commercialisti sto cercando di ricostruire i conti dell’ente, in particolare il bilancio del 2014”. Quasi a voler scansare sospetti sull’utilizzo dell’organismo, Ferrante spiega di aver trovato “la fondazione in posizione debitoria”.

LA SITUAZIONE
In che senso? “Nel senso che ci sono debiti nei confronti del Fisco e dell’Inps per circa 80 mila euro”. Un dato quasi incredibile se solo si pensa al giro di appalti e soldi che secondo l’accusa giravano intorno alle attività di Salvatore Buzzi, Massimo Carminati e dello stesso Odevaine. Ma tant’è. E Ferrante tiene a precisare che non risultano coinvolgimenti nell’inchiesta della Fondazione. Il fatto, però, è che sono coinvolti quelli che fino a poco tempo fa ne erano presidente (Odevaine) e revisore (Bravo). Senza contare che l’inchiesta ha lambito anche Abitus, la cooperativa che nel 2010 insieme a Legambiente ha creato la stessa IntegrA/Azione. In più, come risulta dal sito, la fondazione negli anni passati ha gestito corsi di formazione per il personale del Cara di Mineo, il centro siciliano di accoglienza dei rifugiati finito nel mirino della magistratura e del presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone. Ferrante non nasconde “una crescente dose di arrabbiatura, soprattutto per quanto riguarda la speculazione sugli immigrati” che emerge dall’inchiesta. Eppure in fondazione a nessuno è venuto mai in mente un sospetto.

LO STRAPPO
Di sicuro Legambiente ha deciso di uscire da IntegrA/Azione il 28 giugno del 2014, quando ancora l’inchiesta non era finita sui giornali (ma in ogni caso procedeva). Ufficialmente la decisone è stata presa perché l’attività dell’ente non rappresentava più la mission principale di Legambiente. Nei cui ranghi, va comunque ricordato, ha militato lo stesso Odevaine. Dopo l’emersione della fase uno di Mafia Capitale il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, si difese sul blog dell’associazione scrivendo che “quello che ci lascia esterrefatti e se possibile ancor più incazzati, anche perché ci sentiamo parte lesa, è che uno degli arrestati, Luca Odevaine, abbia condiviso un pezzo del suo percorso con noi”. Tra l’altro, aggiungeva, “noi non abbiamo svolto alcun ruolo né tantomeno abbiamo gestito fondi o ricevuto finanziamenti”. Insomma, nessuno si era accorto di quello che Odevaine e Bravo facevano con la fondazione. Una cosa è certa, dice Ferrante dopo che tutti i buoi sono scappati dal recinto: “Adesso la fondazione andrà chiusa”.

Twitter: @SSansonetti