Un nuovo colpo alla ‘ndrangheta è stato inferto all’alba di oggi con un’operazione condotta dai Carabinieri del Ros che ha portato a una serie di arresti nei confronti della cosca Labate, uno dei clan storici di Reggio Calabria, attivo nel rione Gebbione e nelle aree limitrofe.
L’indagine, avviata nel 2019 come prosecuzione dell’operazione “Heliantus”, ha permesso di ricostruire l’organigramma attuale del sodalizio criminale, aggiornando gli assetti della cosca dopo i precedenti arresti. Secondo quanto emerso dalle attività investigative, il comando dell’organizzazione sarebbe passato – almeno in termini di gravità indiziaria e ferma restando la presunzione di innocenza – ai fratelli Michele e Francesco Salvatore Labate, subentrati alla guida dopo la detenzione degli altri due fratelli, Antonino e Pietro.
Le indagini hanno fatto luce sul controllo capillare del territorio esercitato dalla cosca, in particolare da Michele Labate, che avrebbe adottato metodi sofisticati per eludere le indagini, organizzando incontri riservati in luoghi considerati sicuri e servendosi di fidati fiancheggiatori per filtrare le comunicazioni e schermare le proprie attività.
‘ndrangheta, blitz dei carabinieri contro la cosca Labate di Reggio Calabria
Un altro elemento centrale dell’inchiesta riguarda la pressione sistematica sugli operatori economici dell’area, che – secondo gli inquirenti – subivano minacce e imposizioni per acquistare determinati prodotti alimentari o versare somme di denaro a titolo di estorsione. In tale contesto, Paolo Labate avrebbe svolto un ruolo chiave, intrattenendo rapporti con imprenditori compiacenti e favorendo l’infiltrazione del clan in settori ad alto rendimento economico, come quello della grande distribuzione alimentare.
L’indagine ha inoltre evidenziato l’esistenza di una struttura di collaboratori fidati, tra cui spicca un sodale ritenuto dagli investigatori responsabile della trasmissione di messaggi, della riscossione di proventi illeciti e di azioni ritorsive sul territorio. Quest’ultimo avrebbe anche mantenuto i contatti con rappresentanti della comunità Rom, funzionali – sempre secondo l’accusa – al controllo della microcriminalità locale e al mantenimento dell’influenza della cosca nei quartieri.
L’operazione rappresenta l’ennesimo segnale della pervasività della ‘ndrangheta nel tessuto economico e sociale calabrese. Un potere che, come dimostrano le indagini, si rigenera anche dopo colpi duri inflitti dalle forze dell’ordine, trovando nuove sponde nei settori produttivi e nella criminalità minore.
L’inchiesta è coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e prosegue per accertare ulteriori responsabilità e legami tra il clan e il mondo imprenditoriale.