Scacco Ue ai clan, il patto criminale e il buco milionario: così la Camorra si spartiva l’Europa

Clan Nuvoletta e Licciardi, alleanza d'affari: 520 milioni evasi, 400 società coinvolte, e la camorra che fa impresa nell’Ue.

Scacco Ue ai clan, il patto criminale e il buco milionario: così la Camorra si spartiva l’Europa

“Il cinquanta percento è il nostro… e il cinquanta percento è loro“. In quella frase, catturata da un’intercettazione ambientale, si condensa la nuova grammatica dell’alleanza criminale fra i clan Nuvoletta e Licciardi, due storiche dinastie camorristiche, che non si sono limitate a spartirsi un territorio, ma hanno co-gestito un intero business internazionale basato sulle false fatturazioni. A svelarlo è l’indagine coordinata dalla Procura Europea (Eppo) che, con gli arresti del 25 giugno 2025, ha scoperchiato un colossale sistema di frode all’IVA intracomunitaria da oltre 520 milioni di euro. Undici persone in manette, beni sequestrati per più di mezzo miliardo, e una verità giudiziaria ormai consolidata: la camorra ha abbandonato i metodi tradizionali per sedersi nei consigli d’amministrazione del crimine finanziario.

Da Marano alla Masseria Cardone: le due facce dell’accordo

Il clan Nuvoletta, antica “ambasciata” dei Corleonesi in Campania, e il clan Licciardi, cuore dell’Alleanza di Secondigliano, avrebbero messo insieme capitale, protezione e know-how logistico per orchestrare uno schema da manuale: la frode carosello. Giovanni e Lorenzo Nuvoletta, quest’ultimo ancora detenuto, ricevevano aggiornamenti costanti. “Deve riferire sopra… deve dire tutto quello che guadagno io“, diceva uno degli indagati, confermando la regia familiare.

Dall’altra parte, secondo gli investigatori, il clan Licciardi offriva la rete operativa. La roccaforte della Masseria Cardone non era solo simbolo di potere territoriale: diventava centrale logistica e camera di compensazione mafiosa per un business che attraversava dieci Paesi e 400 società di comodo. Le intercettazioni parlano di incontri fissati “domani sera”, tra “gli ex parenti tuoi” e “quelli di qua”, segno che la governance criminale si muoveva come una holding transnazionale.

La frode carosello come modello d’impresa mafiosa

Lo schema è ormai noto, ma mai con questi livelli di sofisticazione. Le società-fantasma acquistavano prodotti elettronici in esenzione d’Iva da altri Paesi Ue — AirPods, laptop, microcomponenti — per poi rivenderli in Italia con l’imposta, che non veniva mai versata. Il profitto, enorme, veniva reinvestito in immobili di lusso, resort, supercar, orologi e conti offshore. Tutto formalmente in regola, tutto legalmente blindato.

Le “cartiere” duravano in media due anni. Chiuse le partite Iva, svanivano. I prestanome erano nullatenenti, spesso inconsapevoli, mentre il denaro ripulito finiva nei circuiti bancari europei. Secondo l’Eppo, l’Italia è oggi il primo Paese Ue per danni economici da frode Iva, con una stima di 2,7 miliardi di euro solo nel 2023.

Il ruolo dell’Eppo: scacco europeo ai clan

A coordinare l’inchiesta, ancora una volta, è stato l’ufficio della procuratrice europea Laura Kövesi. Palermo, Milano, Varese e Dubai sono i nodi di un’indagine che ha dimostrato quanto il crimine organizzato sia diventato mobile e quanto servisse una risposta giudiziaria transnazionale. L’Eeppo — organismo operativo dal 2021 — ha diretto le operazioni in oltre dieci Stati membri, con perquisizioni, rogatorie e ordini europei di arresto.

Il nome del filone, “Moby Dick”, non è casuale. Come la balena bianca, l’organizzazione criminale aveva dimensioni ciclopiche ma restava invisibile. Fino all’arresto, nel maggio 2025, di Rodolphe Ballaera: broker belga e figura-chiave, fermato a Malpensa dopo sei mesi di latitanza. A lui si riconduce parte dell’architettura finanziaria dell’intero schema.

La mafia che parla la lingua dei mercati

Quella venuta alla luce con l’arresto di giugno non è una camorra retriva. È un modello d’impresa criminale che abbandona la violenza per trasformarsi in attore occulto del mercato legale. I magistrati parlano di “metodo mafioso”, ma i reati contestati sono tipici delle white collar crimes: autoriciclaggio, frode fiscale, associazione transnazionale. L’obiettivo non è più il controllo del territorio, ma quello delle filiere produttive e delle asimmetrie normative europee.

L’alleanza Nuvoletta-Licciardi è quindi un progetto. Non certo un patto emergenziale, si tratta di una strategia consolidata. La divisione in quote è la formalizzazione di ruoli: ai Nuvoletta la finanza, ai Licciardi la rete operativa. Un modello replicabile, adattabile, scalabile. Una camorra che parla la lingua del venture capital, e che si muove con la logica dell’investimento a rischio calcolato.

Il nuovo volto del crimine organizzato

L’operazione “Maxievasione Iva” è una cartina di tornasole. Mostra come la criminalità organizzata abbia smesso i panni della marginalità per diventare interlocutrice occulta delle economie legali. Le mafie non chiedono più il pizzo: si muovono tra piattaforme fiscali, broker internazionali e reti aziendali immateriali.

E mentre il diritto fatica a rincorrerle, queste nuove mafie progettano il futuro. Con i fondi del Pnrr alle porte, con la digitalizzazione dei sistemi fiscali europei, con nuove frontiere da colonizzare. La lezione è chiara: combattere la mafia oggi significa dotarsi di strumenti sovranazionali, capacità d’intelligence finanziaria e una visione di lungo periodo.

Sennò, quel cinquanta per cento diventerà cento.