In un clima di crescente tensione politica, gli studenti della Serbia scendono in piazza e chiedono con forza lo scioglimento del Parlamento e la convocazione di elezioni anticipate. La protesta si inserisce nel cuore della più grave crisi istituzionale vissuta dal Paese negli ultimi decenni, e punta a mobilitare l’opinione pubblica in vista della grande manifestazione prevista per sabato 28 giugno nella capitale.
Attraverso una lettera aperta indirizzata al governo e diffusa sui social, in particolare su Instagram, gli studenti reclamano l’invio di una proposta formale al presidente della Repubblica per lo scioglimento dell’Assemblea nazionale, chiedendo il rispetto della Costituzione serba e una tornata elettorale straordinaria entro la data indicata.
“La composizione attuale del Parlamento non rispecchia la realtà politica del Paese”, scrivono, sottolineando come il governo in carica non sia più in grado di gestire la grave crisi socio-politica in atto. Le critiche al “regime”, ritenuto delegittimato, si accompagnano a richieste concrete: tra queste, la rimozione delle recinzioni che da oltre tre mesi delimitano il parco Pionirski, davanti al palazzo presidenziale, impedendone l’accesso pubblico.
In Serbia dilagano le proteste, gli studenti in piazza contro il governo chiedono di tornare “immediatamente alle urne”
Gli studenti definiscono l’area come “usurpata”, e chiedono al ministero dell’Interno di agire in conformità con la legge sugli assembramenti pubblici. Nel messaggio lanciato al governo, i promotori della protesta non escludono azioni di disobbedienza civile qualora le istituzioni non rispondano entro i termini richiesti.
“Il 28 giugno si terrà un grande raduno a Belgrado – avvertono – al quale parteciperanno numerosi cittadini insoddisfatti. Non possiamo prevedere le loro reazioni dopo la chiusura ufficiale dell’incontro.”
Nei prossimi giorni, promettono gli organizzatori, verranno diffusi maggiori dettagli sulla mobilitazione. Intanto, cresce l’attenzione dell’opinione pubblica per una protesta che, partita dalle aule universitarie, punta ora a scardinare l’equilibrio di potere a livello nazionale.