Dopo che il vertice Nato a L’Aja ha detto sì al diktat di Donald Trump sul 5% del Pil per le spese militari, Giorgia Meloni ha continuato a rifilarci la solita balla. Ovvero che si tratti di un target necessario e “sostenibile” e che nemmeno un euro verrà tolto dalle priorità del governo e dei cittadini italiani.
Ieri non sono stati ancora una volta i Cinque Stelle a smentirla, sostenendo che si tratta di un suicidio economico e sociale, ma la Corte dei Conti.
I magistrati contabili smentiscono Meloni: spese per la difesa difficili per l’alto deficit dell’Italia
In tema di spese per la difesa, “per l’Italia si tratterà di fare scelte in linea con la partecipazione agli organismi internazionali ma comunque difficili stante la situazione di deficit di bilancio ancora consistente e il contesto ancora lontano dalla ipotesi di costruzione di un sistema di difesa europea”, ha detto il procuratore generale della Corte dei Conti Pio Silvestri nella sua requisitoria al Giudizio di parificazione del rendiconto generale dello Stato.
Silvestri ha ricordato che in un quadro macroeconomico “assai instabile, su cui pesa in maniera determinante lo scenario internazionale ancora più complesso rispetto allo scorso anno”, “rimane di attualità il tema dei finanziamenti al settore della difesa”. E “con il rischio di una espansione del conflitto russo-ucraino ai limitrofi paesi aderenti alla Nato, l’adesione all’alleanza atlantica vieppiù impone delle riflessioni sul tema delle spese militari”.
L’Osservatorio Milex fa i calcoli: per il 3,5% del Pil servono 7 miliardi ogni anno per dieci anni
L’Osservatorio Milex sulle spese militari italiane ha calcolato che il governo deve recuperare 700 miliardi in dieci anni per raggiungere l’obiettivo del 3,5% di spese militari ‘pure’ sul Pil indicato dalla Nato per il 2035.
Il punto di partenza attuale, precisa Milex, è l’1,57% del Pil, non il 2%; quindi ci vogliono quasi due punti di Pil aggiuntivi per arrivare al target del 3,5%. In valore assoluto significa che l’Italia, per portare in dieci anni la spesa militare annua dagli attuali 35 miliardi agli oltre 100 miliardi, cioè per triplicarla, dovrà reperire ogni anno in manovra nuove risorse finanziarie nell’ordine dei 6-7 miliardi, ogni anno per dieci anni.
Questo si traduce in un impegno cumulativo decennale di spesa di quasi 700 miliardi di euro, circa 220 miliardi in più rispetto a quello che si spenderebbe in dieci anni se invece del 3,5% si puntasse a raggiungere il 2% in spese militari ‘core’, con aumenti di spesa annuali medi nell’ordine dei 2 miliardi.