Non c’è tregua per gli automobilisti italiani: i prezzi dei carburanti alla pompa continuano a salire, giorno dopo giorno, mettendo a dura prova le tasche di milioni di guidatori. Nelle ultime rilevazioni del 13 e 14 novembre, il gasolio ha toccato il valore più alto degli ultimi otto mesi, risalendo ai picchi del 18 marzo 2025. La benzina, dal canto suo, è salita al massimo dal 31 luglio scorso. Questi aumenti si riflettono non solo nelle stazioni di servizio urbane, ma ancor di più sulle autostrade, dove il pieno può costare quasi il doppio rispetto alle pompe in città.
Le cifre parlano chiaro
Secondo i dati rilevati da Staffetta Quotidiana e dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la benzina self-service si attesta a 1,721 euro al litro, con un piccolo aumento di 4 millesimi rispetto ai giorni precedenti. Il gasolio self-service quota 1,685 euro al litro, crescendo di 7 millesimi. I prezzi al servito sono, come sempre, più salati: benzina a 1,860 euro e gasolio a 1,823 euro al litro. Sulle autostrade la situazione è ancora più pesante: benzina self-service a 1,819 euro e servito a 2,079 euro, con il gasolio a 1,783 euro e 2,046 euro rispettivamente. Il metano e il GPL rimangono più stabili, ma non risparmiano aumenti marginali.
Mercato internazionale e cause degli aumenti
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le quotazioni internazionali dei prodotti raffinati sono relativamente stabili, con la benzina a 481 euro per mille litri e il diesel a 552 euro per mille litri. Tuttavia, le condizioni geopolitiche e le decisioni dell’OPEC+ sul rallentamento della produzione mantengono alta la tensione. Le sanzioni alla Russia e la scarsità di gasolio raffinato spingono ancora verso l’alto i prezzi. A peggiorare la situazione concorrono anche le restrizioni commerciali a livello internazionale che bloccano operazioni strategiche come l’acquisizione degli asset Lukoil.
Gli automobilisti sotto pressione
Per pendolari e professionisti, l’impatto è grave. Ogni centesimo di aumento si traduce in spese mensili significative. Il prezzo del pieno ricorda sempre di più una cena al ristorante, con inevitabili effetti sui bilanci familiari. Diverse associazioni di categoria hanno già chiesto al Governo maggiore trasparenza e interventi per evitare speculazioni e garantire una maggiore stabilità. Ma l’instabilità delle materie prime, unita alle spinte politiche globali, lascia pochi margini di manovra nel breve termine.