Allarme riciclaggio e fondi del Recovery plan a rischio. Faro di Bankitalia su operazioni sospette da 8,3 miliardi nel 2020

Dopo essersi tuffata nell’emergenza pandemica, la criminalità punta ai nuovi interventi pubblici previsti dal Recovery Plan.

Allarme riciclaggio e fondi del Recovery plan a rischio. Faro di Bankitalia su operazioni sospette da 8,3 miliardi nel 2020

Dopo essersi tuffata nell’emergenza pandemica, la criminalità punta ai nuovi interventi pubblici previsti dal Recovery Plan, il Piano nazionale di ripresa e resilienza che ha appena ricevuto il via libera dall’Ue (leggi l’articolo). “I fondi messi a disposizione dall’Europa con il Next Generation Eu potranno avviare la ripresa dell’economia e le profonde riforme strutturali di cui il nostro Paese ha bisogno, ma inevitabilmente solleciteranno gli appetiti della criminalità”.

L’allarme arriva dalla Uif, l’Unità di informazione finanziaria presso la Banca d’Italia, che riceve le segnalazioni di operazioni sospette da banche, notai, commercialisti, poste con un focus anche sul movimento eccessivo di contanti, i compro oro e le criptovalute. E nel 2020, ha spiegato alla presentazione del rapporto annuale il direttore della Uif, Claudio Clemente (nella foto), il focus sulle operazioni legate al Covid ha portato a segnalazioni di oltre 2000 operazioni sospette per 8,3 miliardi di euro.

Più in generale, sottolinea il rapporto, c’è stato un deciso aumento, nel 2020, delle segnalazioni a quota 113.187, 7.400 in più rispetto al 2019 (+7%). L’aumento, rileva Clemente, “è ascrivibile interamente a sospetti di riciclaggio. Quelle di finanziamento del terrorismo sono diminuite a 513 unità (-33,4%), anche a causa delle restrizioni alla mobilità”. Nei primi 5 mesi del 2021 la crescita si è rafforzata, superando il 30%. Si è trattato, in generale, di compravendita di mascherine e materiale sanitario, illeciti sulle misure di sostegno anti crisi come finanziamenti garantiti o contributi a fondo perduto.

Clemente ha ricordato come “in una prima fase, la corsa all’approvvigionamento di materiale sanitario in presenza di presidi amministrativi attenuati dalle esigenze emergenziali ha posto la Pubblica amministrazione di fronte a una vasta platea di imprese, anche di ridotte dimensioni, che, dopo frettolose riconversioni, hanno tentato di assicurarsi ingenti forniture di dispositivi di protezione individuale talora in assenza di garanzie e con sostanziosi acconti dal committente pubblico”.

In alcuni casi “i controlli amministrativi hanno scongiurato la definitiva aggiudicazione, facendo emergere precedenti penali e criticità di natura reputazionale; in molti altri casi sono successivamente emerse ipotesi di contraffazione della merce e di speculazione sui prezzi. Si è rilevato anche il coinvolgimento in tali attività sospette di persone politicamente esposte o di altri soggetti che avrebbero svolto un ruolo di raccordo fra i centri decisionali pubblici e le imprese per influenzare l’aggiudicazione delle commesse”.

Inoltre, in merito alle misure di sostegno economico anti crisi, il ricorso all’autodichiarazione ha di fatto permesso a molti soggetti, privi dei requisiti, di ricevere risorse al di fuori delle finalità di sostegno delle misure. “L’inconciliabilità dei tempi di verifica con l’urgenza delle erogazioni non sempre ha permesso di intercettare con costanza elementi di contiguità con contesti di criminalità organizzata” ha riconosciuto Clemente.

In Italia, peraltro – ha messo ancora in luce il Rapporto – è ancora molto marcato l’uso dei contanti, spesso riconducibile ad attività di riciclaggio. Le comunicazioni relative al 2020 confermano che il ricorso al contante resta elevato, con 41 milioni di operazioni per 215 miliardi di euro. I versamenti rappresentano oltre il 90% delle operazioni e dell’importo. L’utilizzo del contante registrato nelle comunicazioni ha subito una drastica flessione solo in corrispondenza della prima fase della pandemia mostrando, a marzo e aprile del 2020, una diminuzione del 40,5% rispetto al bimestre precedente.