Roma, 6 nov. (askanews) – Kamala Harris doveva essere la predestinata prima donna alla Casa Bianca, e invece non ce l’ha fatta a battere Donald Trump; sul perché si spanderanno fiumi d’inchiostro e di ore di tv nelle prossime settimane.La candidata democratica ha 60 anni, nata in California. La madre era indiana e docente di biologia, il padre giamaicano docente di economia, una famiglia di immigrati benestanti. Trasferita in Canada con la madre e la sorella Maya, tornò a San Francisco per laurearsi in legge. In California è stata procuratrice distrettuale e poi Attorney General, ministra locale della Giustizia.Nel 2006 il salto in politica e l’elezione al Senato. Come voce emergente del partito democratico, donna e nera, venne selezionata da Biden per la vicepresidenza, ruolo in cui però è rimasta sbiadita, delegata a occuparsi della mission impossible del contrasto all’immigrazione. Ha preso più rilievo dal 2022 quando la Casa Bianca l’ha scelta come bandiera per evidenziare i danni causati dai divieti di aborto negli Stati conservatori.La battaglia sui diritti riproduttivi è stata al centro della sua campagna elettorale ma Harris è stata spesso contestata dai movimenti filo palestinesi per l’appoggio dell’amministrazione Usa a Israele.E’ sposata dal 2014 con Doug Emhoff, un avvocato californiano. Il suo motto, un monito che la madre le rivolgeva quando era ragazzina: “Potrai essere la prima, ma assicurati di non essere l’ultima”. Non sarà l’ultima donna in corsa per la Casa Bianca, ma non è neanche la prima a entrarci; anche lei come Hillary Clinton sconfitta da Donald Trump; una volta di più bisogna ricominciare daccapo.
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