Brasile, è un Mondiale da terzo mondo

di Marco Castoro

Boom economico? Bric? Macché! Il Brasile è il terzo mondo. I soldi non cancellano limiti e difetti. Se non sei in grado di portare a termine nemmeno una gita come puoi pensare di organizzare un Mondiale di calcio e un’Olimpiade (la prossima). A livello di incapacità siamo a livello delle vuvuzela del Sudafrica. Anzi, peggio. È bastato vedere la cerimonia di apertura per capire che tipo di evento ci aspetta in questo mese. Una vergogna. È costata 7 milioni di euro – così almeno dicono gli organizzatori – per mettere in fila una scolaresca di ballerini in costume, quattro sfigati vestiti da albero, degli uomini-pallone e una sfera gigante al centro che non è certo un’idea originale. Con il tanto decantato coreografo Paulo Barros, il plurivincitore al Carnevale di Rio, la cui scuola di samba era peggiore del ballo dei debuttanti. Perfino l’audio si vergognava di farsi sentire. Al punto da risultare più basso del volume dello stereo di casa alle tre di notte. Con il risultato di rendere grottesca la performance di Jennifer Lopez. E di non far capire nulla al pubblico allo stadio e a casa.
Come se tutto ciò non bastasse non si può evitare di parlare degli scontri tra manifestanti e poliziotti fuori dagli stadi e delle condizioni dell’erba del campo di Manaus (dove si gioca Italia-Inghilterra) che ricordano quelle dei terreni di Lega pro in Campania.

L’inferno di Manaus
L’Italia esordisce a mezzanotte contro l’Inghilterra. Ma vedere come si presenta il terreno di gioco fa già gridare allo scandalo. Un campaccio con zolle che saltellano come molle e mettono a dura prova le caviglie dei giocatori. Crateri e incrostazioni come sull’asfalto delle strade di Roma. Se non ti ti becchi una distorsione alla caviglia rischi di finire disidratato, a causa dell’umidità al 100% e della temperatura sopra i 30 gradi. Addirittura esistono seri rischi di malattie per i fisici meno abituati a quest’aria, o per i non vaccinati. E se non ti ammali puoi sempre rischiare che i banditi della zona ti portino via pure le mutande. Brr… Che brividi…

Gli errori arbitrali
L’idea che tutti si sono fatti fin dalla gara inaugurale è che si farà di tutto per aiutare il Brasile a vincere la Coppa ed evitare che il Paese piombi nel caos. Un po’ come accadde nel 1978, ai tempi dell’Argentina del dittatore Videla, quando Kempes e compagni usufruirono di tanti aiuti dagli arbitri e dagli avversari (la goleada al Perù grida ancora vendetta). Al Brasile hanno cominciato regalando un rigore nella partita inaugurale per un tuffo carpiato di Fred punito dall’arbitro giapponese con il penalty. Direttori di gara finiti nel calderone anche per i due gol annullati al Messico, la rivale più accreditata del Brasile (toh, che coincidenza!) nel girone di qualificazione. Così la farsa è compiuta. E siamo solo all’inizio. Pensate che cosa ci aspetta ancora. Di sicuro ne vedremo delle belle. Questa volta le splendide creature sulla spiaggia di Copacabana c’entrano fino a un certo punto.