Ex brigatisti arrestati in Francia, Parigi rinvia la decisione sulle estradizioni al 12 gennaio. Bocciata la richiesta di incostituzionalità. Pietrostefani è ricoverato in gravi condizioni

La Corte d'Appello di Parigi ha bocciato la richiesta di incostituzionalità presentata dalle difese degli ex brigatisti arrestati ad aprile in Francia.

Ex brigatisti arrestati in Francia, Parigi rinvia la decisione sulle estradizioni al 12 gennaio. Bocciata la richiesta di incostituzionalità. Pietrostefani è ricoverato in gravi condizioni

I nostri dieci ex brigatisti, alcuni dei quali autori di azioni scritte con il sangue nelle pagine della storia Repubblicana, resteranno, almeno fino a gennaio, ancora in Francia, dove erano latitanti da anni (leggi l’articolo) – protetti dalla cosiddetta dottrina Mitterrand – e dove ora sono in libertà vigilata o ricoverati in ospedale.

La Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi ha, infatti, rinviato ogni decisione sulla loro estradizione al 12 gennaio 2022. Di buono, per la giustizia italiana, c’è che la stessa Corte ha contestualmente bocciato la richiesta di incostituzionalità che era stata presentata dalle difese dei dieci, quasi tutti Br, arrestati a Parigi il 28 aprile nel corso di un’operazione condotta dalla Polizia italiana e dall’antiterrorismo francese (leggi l’articolo).

Il rinvio, per quanto se ne sa, è legato alla necessità di completare l’iter di estradizione, per ultimare il quale la Corte d’Appello ha formalizzato ulteriori richieste di informazioni all’Italia. L’avvocato della maggior parte degli imputati, Ire’ne Terrel, ha detto all’Ansa che il non accoglimento della richiesta di incostituzionalità “era previsto” e lamentato che i tempi, lasciati alla difesa per l’esame dei dossier che dovranno arrivare dall’Italia entro il 5 dicembre, sono troppo ristretti.

In aula erano assenti per malattia Sergio Tornaghi, ex Brigate Rosse, condannato all’ergastolo e Giorgio Pietrostefani, ex militante e fondatore di Lotta Continua (nella foto ultimo a dx, i primi due sono Tornaghi e Manenti), condannato a 14 anni, 2 mesi e 11 giorni (ancora da scontare) per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Riguardo a Pietrostefani, oggi 77enne, l’avvocato Terrel ha fatto sapere alla Corte che si trova ancora in ospedale e che le sue condizioni sono gravi. Il giudice ha quindi deciso di stralciare la sua posizione rinviando al 5 gennaio l’udienza.

Dovrà comparire, invece, il prossimo 6 ottobre davanti ai giudici parigini l’ex brigatista, Maurizio Di Marzio, arrestato nella capitale francese il 19 luglio scorso (leggi l’articolo) e per il quale potrebbe scattare la prescrizione, anche se la Corte d’Assise di Roma ha stabilito e comunicato alle autorità d’Oltralpe che la sua pena – 5 anni e 9 mesi per banda armata, associazione sovversiva, sequestro di persona e rapina – non è ancora prescritta.

Ad aprile, durante l’operazione condotta dall’antiterrorismo, erano stati arrestati, insieme all’ex Lotta Continua Pietrostefani, anche gli ex brigatisti Narciso Manenti, già militante dei Nuclei Armati Contropotere Territoriale, su cui pende una condanna all’ergastolo, e cinque ex membri delle Brigate rosse: Giovanni Alimonti, che deve scontare una pena di 11 anni, 6 masi e 9 giorni; Enzo Calvitti, condannato a 18 anni, 7 mesi e 25 giorni; Roberta CappelliMarina Petrella e Tornaghi, quest’ultimi condannati all’ergastolo. Il giorno successivo si erano poi consegnati alla polizia anche Luigi Bergamin e Raffaele Ventura, il primo deve scontare 16 anni, 11 mesi e un giorno e 20 anni il secondo (leggi l’articolo).

In Francia nessuno dei dieci brigatisti in attesa di estradizione è al momento detenuto in carcere. Il giudice, neanche 24 ore dopo gli arresti, arrivati dopo anni di pressioni diplomatiche e richieste da parte della magistratura italiana, aveva stupito tutti rimettendoli in libertà vigilata, pur con diversi gradi di restrizioni dipendenti dalla diversa età e dalle condizioni di salute di ognuno di loro (leggi l’articolo).

Dall’archivio: Quanti sono e chi sono i terroristi italiani ancora latitanti. Nell’elenco dei target di “primario interesse” ci sono anche due Br del commando che sequestrò Moro.