Il buco dell’ozono ha raggiunto un’estensione superiore a quella dell’Antartide. La sua estensione, secondo quanto raccontano le immagini trasmesse dal satellite Sentinel 5P, è una delle più grandi e profonde degli ultimi anni. I dati sono stati raccolti nell’ambito del servizio di monitoraggio atmosferico Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams) del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Raggio e resi noti in occasione della Giornata internazionale per la osservazione dello strato di ozono, che si celebra oggi.
Il buco dell’ozono si forma ogni anno durante la primavera australe, tra agosto e ottobre, e raggiunge il massimo tra metà settembre e metà ottobre. Quest’anno, dopo una condizione iniziale piuttosto nella norma, è notevolmente aumentato la scorsa settimana ed è ora più grande del 75% rispetto alle misure rilevate in questo stesso periodo dell’anno a partire dal 1979.
“Seppur simile a quello del 2020 – ha spiegato il direttore del Copernicus Atmosphere Monitoring Service, Vincent-Henri Peuch – , quest’anno il buco dell’ozono si è trasformato in uno dei più duraturi mai registrati”. Per Antje Inness del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Raggio, “il monitoraggio del buco dell’ozono al Polo Sud va interpretato con cautela, visto che le dimensioni, durata e concentrazioni sono influenzati dai venti locali. Tuttavia ci aspettiamo che si chiuda entro il 2050”.
Con la fine della stagione primaverile dell’emisfero australe, quando le temperature nella parte superiore della stratosfera cominciano a salire, l’impoverimento dell’ozono rallenta, il vortice polare si indebolisce e, infine, si rompe, portando i livelli del buco dell’ozono alla normalità entro dicembre.
“La cooperazione che abbiamo visto realizzarsi – ha scritto su Twitter il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres – per proteggere e curare con successo lo strato di ozono è ciò di cui abbiamo disperatamente bisogno ora per affrontare la crisi climatica. Attraverso un’azione climatica congiunta, possiamo vincere la corsa contro la minaccia esistenziale del cambiamento climatico”.