C’era un volta il gioco più bello del mondo. Ora il calcio è una droga. E chi spaccia fa affari d’oro

L’Italia è una repubblica fondata sul calcio. E il pallone è la sua religione. La squadra del cuore è in cima ai pensieri. Chi non ne ha una è uno snob. Perché il club per cui si tifa vale più di un amore, è una compagna di vita, una scarica di emozioni che può portarti dalle stelle alle stalle in soli 90 minuti. Bastano due partite vinte per fare di un brocco un campione. A patto che indossi la maglia adorata. La squadra del cuore non si abbandona mai. Nemmeno se retrocede. Semmai si fischiano i giocatori. Non è un partito politico che si può votare e poi mollare alla prima delusione. Tuttavia, come tutti gli eccessi delle religioni anche il calcio è una droga. È l’oppio che acceca i popoli. E chi vende droga si arricchisce ai danni del consumatore.

RICCHI E POVERI
Il pallone è una macchina da soldi. È una delle industrie che più muovono capitali. L’avvento delle televisioni ha portato tanti soldi ai club e ai calciatori. Gli introiti provenienti dai diritti tv restano l’entrata più congrua in bilancio. Gli stadi si vanno sempre più svuotando. La partita si guarda in tv. Sulla pay tv. L’evento si paga. Ma si vede sul divano. Poi ci sono le coppe, che riempiono di soldi i club che si qualificano. Per una società partecipare alle competizioni internazionali è il toccasana per sopravvivere. Chi non ci riesce rischia di fallire o di vendere i giocatori migliori. Ma chi mette i soldi comanda. E quindi decide su giorni e orari delle partite. I club che hanno un bacino di utenza più elevato fanno cassa, hanno più abbonati e quindi sono trattati meglio. Ormai si gioca ogni giorno della settimana e questo permette anche all’altro padrone del calcio di fare soldi a palate. Le multinazionali del gioco. Si può scommettere sempre e ovunque. Gli allibratori fanno affari d’oro. Ai danni del consumatore del calcio-droga che si vede lievitare i costi per mantenere questa passione-vizio. L’abbonamento alla pay tv (o alle tv visto che i diritti si spacchettano) e le giocate in ricevitoria ti portano via tanti soldi. Ma i soldi generano corruzione. L’occasione fa l’uomo ladro, figuriamoci il dirigente o il calciatore dilettante che prende lo stipendio con il singhiozzo. Le partite della Lega Pro sono le più soggette a imbrogli di vario genere. La criminalità internazionale manovra quote e partite, servendosi dei malavitosi locali, i quali avvicinano i calciatori delle squadre e li ricattano. Oppure li corrompono affinché il risultato sia malleabile in funzione delle puntate. Per far fronte a questa falla del sistema un rimedio potrebbe essere togliere dai palinsesti le scommesse sulle partite della Lega Pro, anche se ciò significherebbe punire quei tifosi di tante città importanti le cui squadre giocano nell’ex campionato di C1 e C2.

PM E ULTRAS
Ma occhio pure a tutte queste inchieste che spuntano come funghi. Da quando il calcioscommesse è comparso sulla scena, tutta la macchina della giustizia ha spettacolarizzato al massimo il proscenio. Ricordate gli arresti a bordo campo del 1980? Con le camionette di carabinieri e finanzieri dietro le porte. Come se si fosse trattato di un blitz delle teste di cuoio in un summit di mafiosi e latitanti. Un’altra spettacolarizzazione fu la perquisizione avvenuta a Coverciano durante il ritiro della Nazionale. Ogni pm in cerca di pubblicità trova sempre terreno fertile nel mondo del calcio. Basta indagare su club e tesserati per far sì che il filone d’inchiesta finisca in prima pagina. Ma le colpe principali sono proprio del calcio che continua a essere circondato da personaggi loschi a caccia di facili guadagni. L’Italia è il Paese della cuccagna per gli ultrà. Possono distruggere i treni, far interrompere le partite, minacciare i giocatori e i loro familiari. Come se ciò non bastasse per essere allontanati dagli stadi e puniti con sanzioni pesanti, vengono pure premiati dalle società che li temono e ne subiscono il ricatto. Perciò fanno gestire loro i biglietti omaggio, il merchandising, le trasferte organizzate e il servizio d’ordine sugli spalti.