Disoccupazione in lieve calo al 12%. Il Governo esulta, ma tutta Europa sta meglio di noi. E il confronto con i principali Paesi è impietoso

di Stefano Sansonetti

I toni sono come sempre roboanti. E guarda caso evitano di gettare uno sguardo d’insieme al contesto europeo. Il motivo è chiaro, visto che i confronti con i principali partner sono impietosi. E così nella “narrazione” del presidente del consiglio, Matteo Renzi, gli ultimissimi dati Istat ed Eurostat sulla disoccupazione sono motivo di grande soddisfazione. Purtroppo la realtà è opposta. Diciamo subito che l’Istituto italiano di statistica ha certificato che a luglio il tasso di disoccupazione in Italia è sceso al 12% (ossia un -0,5% rispetto al mese precedente). Renzi, naturalmente, si è intestato il merito invocando la proprietà taumaturgiche delle sue riforme, Jobs Act in testa. Poi però sono arrivati i dati Eurostat, accuratamente non commentati dal premier. Secondo l’Istituto è tutta la disoccupazione europea a risultare in discesa.

GLI ALTRI
Nella media dell’Europa a 28 paesi, per esempio, è lievemente calata attestandosi al 9,5%. Nell’area della moneta unica il dato è del 10,9%. Inutile far notare che i due livelli sono nettamente migliori rispetto al 12% dell’Italia. Di più, perché il confronto con i nostri principali partner è da far tremare i polsi. Leggere, per credere, le tabelle e i dati pubblicati da Eurostat. Se ne ricava, per esempio, che in Germania la disoccupazione a luglio è al 4,7%. Nel Regno Unito (dato però riferito a maggio) è al 5,6%. In Austria al 5,8 (seppur in lieve aumento), in Danimarca al 6,2, in Olanda al 6,8, in Svezia al 7,4, in Polonia al 7,6, in Irlanda (paese che ha attraversato una crisi spaventosa) al 9,5, in Francia al 10,4 (anche qui in lieve aumento). Peggio di noi hanno fatto solo Portogallo (12,1%), Croazia (15,1%), Cipro (16,3%), Spagna (22,2%) e Grecia (25%). Insomma, messo così il quadro italiano è tutt’altro che roseo. Ma diventa ancor più sconfortante se si va a leggere quello che scrive Eurostat sull’andamento generale del livello di disoccupazione nei 28 paesi europei. “Rispetto a un anno fa”, scrive l’Istituto di statistica, “il tasso di disoccupazione nel luglio del 2015 è sceso in 23 paesi, è aumentato in 3 ed è rimasto stabile in 2”. Non dovrebbe esser troppo complicato dedurne l’unica considerazione possibile: la disoccupazione in luglio è scesa in tutta Europa, salvo qualche eccezione di cui una volta tanto non facciamo parte.

I SOLITI RITARDI
Ma i nostri dati ci pongono come sempre nei bassifondi della classifica. Questo significa che l’Italia non riesce ancora a darsi gli strumenti per intercettare e amplificare al meglio quei fattori di ripresa che restano soltanto “esogeni”, cioè indipendenti da scelte di politica interna. Ci si riferisce in particolare all’ormai famoso “quantitative easing” della Bce (iniezioni di liquidità da parte della banca guidata da Mario Draghi), al basso prezzo del petrolio, al cambio più favorevole tra euro e dollaro. Dulcis in fundo un tema tanto caro a Renzi, quello della disoccupazione giovanile. A luglio in Italia è diminuita, attestandosi al 40,5%. Il peggior dato, dopo quelli di Grecia (51,8%) e Spagna (48,6%). Al punto che in mente può venire solo una domanda: è qui la festa?

Twitter: @SSansonetti