E ora Tajani si inventa il salario ricco al posto del salario minimo

Per evitare il dibattito sul salario minimo, il vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, si inventa il salario ricco: ma cosa sarebbe?

E ora Tajani si inventa il salario ricco al posto del salario minimo

Dal salario minimo al salario ricco. La maggioranza di governo prova a ribaltare la narrazione sulla proposta delle opposizioni, rilanciando con una frase, pronunciata dal vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, che sembra però più uno slogan che un contenuto concreto. 

Per Tajani il salario minimo “è una scelta un po’ vecchia”, invece bisognerebbe “pensare al salario ricco, facendo una serie di riforme”, afferma ospite di Sky Start, su SkyTg24. Ma cosa intende Tajani? Il concetto viene spiegato solo parzialmente: entriamo nel dettaglio.

Cos’è il salario ricco di Tajani

Tajani spiega solo parzialmente cosa intende quando parla di salario ricco. E fa riferimento alla necessità di mettere in campo “una serie di riforme che permettano alla nostra economica di crescere, alle imprese di pagare di più e meglio i nostri lavoratori”. In sostanza sembra dire che bisogna puntare solo sulla crescita, senza intervenire sulle imprese per convincerle a pagare di più i lavoratori. Un disegno un po’ utopico, però, soprattutto nel Paese in cui i salari sono cresciuti meno (anzi, non sono cresciuti affatto) negli ultimi 30 anni.

Foti (Fdi) contro l’opposizione sul salario minimo

Nella maggioranza sul salario minimo si esprime anche il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti. In un’intervista al Giornale attacca l’opposizione sul tema: “Cercano di scaldare una già torrida estate, ma se davvero fosse stato un indispensabile cavallo di battaglia perché i Cinque Stelle in quattro anni e mezzo di governo e il Pd al governo per oltre tre non hanno proposto di adottarlo per legge?”.

Il capogruppo di Fdi alla Camera prosegue, attaccando la “sinistra radical chic, da una parte agita la bandiera del salario minimo e dall’altra contesta una social card con cui il governo offre a un milione e 300mila famiglie la possibilità di acquistare gratuitamente beni alimentari di prima necessità per 440 euro”.