Ecco perché le imprese affogano

Dalla Redazione

Il Paese delle tasse colpisce ancora. Entro la fine di agosto imprese e lavoratori autonomi dovranno versare, al netto dei contributi previdenziali, più di 29 miliardi di imposte. Una mazzata tremenda, certificata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre. La gabella che peserà di più sui contribuenti sarà l’Iva, il cui gettito supererà i 13 miliardi. Seguono il pagamento da parte degli imprenditori delle ritenute Irpef di dipendendenti e collaboratori, pari a 7,6 miliardi di euro, e il pagamento del saldo e dell’acconto Irpef che dovrebbe garantire un gettito di 2,45 miliardi.

Le scadenze principali di agosto sono 11, 7 entro il 20 di agosto, una entro il 25 agosto e altre 3 entro il 31 agosto. Quest’ultima tuttavia slitterà al 1 settembre, visto che il 31 è domenica. “Anche in vista delle scadenze fiscali di agosto – ha evidenziato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – molti italiani sono stati costretti ad accorciare le vacanze o, nella peggiore delle ipotesi, a starsene a casa. A settembre, poi, non è detto che tutte le attività riaprano i cancelli. In attesa di tempi migliori, imprese e famiglie hanno deciso di risparmiare. In definitiva, la paura del futuro sta condizionando gli italiani che in questo momento di difficoltà hanno solo una certezza: onorare un fisco sempre più esoso”.

Sempre la Cgia ha spiegato che “in prospettiva il carico fiscale che grava sui contribuenti italiani potrebbe addirittura aumentare. Nel 2015 il governo ha deciso di tagliare la spesa pubblica di 17 miliardi di euro, con un impegno minimo da raggiungere che non potrà essere inferiore ai 4,4 miliardi di euro. Nel caso il governo non sia in grado di centrare questo obbiettivo minimo, scatterà la cosiddetta ‘clausola di salvaguardia’”. Vale a dire che, a fronte del mancato taglio della spesa, i contribuenti saranno chiamati a sopportare un aggravio fiscale di 3 miliardi di euro, per via della riduzione delle agevolazioni o delle detrazioni fiscali e all’aumento delle aliquote, mentre “i ministeri dovranno tagliare la spesa per un importo di almeno 1,44 miliardi di euro”.