L’editore non si presenta. E il Pd tradisce ancora L’Unità. Il costruttore Pessina diserta il confronto con la Fnsi. Dai dem nessuna iniziativa per salvare il giornale

Tra mosse inspiegabili come quella di nominare due mesi fa direttore il sovranista Maurizio Belpietro e fughe dell’editore dagli incontri fissati per cercare una via d’uscita alla lunghissima crisi, il futuro de L’Unità appare sempre più nero. Sono due anni che il quotidiano fondato da Antonio Gramsci non è più nelle edicole, i giornalisti sono in cassa integrazione e soluzioni all’orizzonte non se ne vedono. Saltato anche il confronto che era stato fissato per lo scorso 12 luglio presso la Federazione nazionale della stampa. E il Pd? Partito muto con Nicola Zingaretti come lo è stato a lungo quando era segretario Matteo Renzi. In silenzio anche il tesoriere Luigi Zanda, che per il caso Belpietro aveva gridato allo scandalo.

IL DIETROFRONT. Ottenuti altri sei mesi di cassa integrazione per i dipendenti, l’Unità srl si era impegnata a presentarsi a una riunione fissata per la scorsa settimana, dove tornare a discutere del progetto di far tornare il quotidiano nelle edicole e degli eventuali esuberi. Una strada decisa il 19 giugno, quando il caso della storica voce della sinistra è stato analizzato presso il Ministero del lavoro. Dopo vari solleciti, l’amministratore delegato dell’azienda, Guido Stefanelli, ha fatto però sapere alla Fnsi, alle organizzazioni territoriali e al Comitato di redazione di avere bisogno di altro tempo, fino alla metà di settembre, per analizzare la proposta da mesi al centro del tavolo sindacale. Incontro disertato dunque ed ennesimo rinvio. Una mossa che ha fatto infuriare il sindacato dei giornalisti.

LA REAZIONE. “Si tratta con tutta evidenza di un rinvio che non ha nessuna motivazione – sostengono dal Comitato di redazione de l’Unità, dalla Federazione nazionale della Stampa, dall’Associazione Stampa Romana e dall’Associazione Lombarda dei Giornalisti – che non sia quella di dilatare ancora i tempi e di allontanare il momento in cui l’Unità srl dovrà fare fronte agli impegni presi e agli obblighi di legge che le competono. Un atteggiamento dilatorio che nuoce ulteriormente ad una testata e una redazione che, dopo due anni di cassintegrazione e l’insulto subìto con la nomina di Maurizio Belpietro a direttore per il numero speciale mandato in edicola a maggio, vede sempre più vicino lo spettro del licenziamento collettivo. Siamo stanchi di promesse vuote, impegni disattesi e comportamenti padronali senza alcun rispetto per la nostra dignità e la nostra storia professionale”. Una presa di posizione dura con giornalisti ormai esasperati.

IL MISTERO. Resta intanto incomrpensibile la scelta fatta a maggio dall’editore Massimo Pessina di far firmare Belpietro come direttore del giornale, nominandolo anche direttore editoriale. Un messaggio a Matteo Renzi? Un’ipotesi. Belpietro intanto è scomparso dalla scena e come direttore è tornato Luca Falcone. Il vero problema però è che mentre la proprietà prende tempo di investitori non se ne vedono, il Pd resta muto e la proposta di azionariato popolare non ha avuto seguito.