Enea, un porto sicuro per gli ex politici

Di Stefano Sansonetti

Riciclare e riciclarsi. Di fatto la stessa cosa, o se si vuole due facce della medesima medaglia. Al ministero dello Sviluppo, affidato alle cure di Federica Guidi, conoscono molto bene questi ingranaggi. Al punto che i vertici del dicastero non se la sono proprio sentita di lasciare in mezzo a una strada Federico Testa. Di chi parliamo? Semplice, basta dare un’occhiata al curriculum per rendersi conto che si tratta di un autentico “poltronaro” del Pd. Forte di due legislature alla Camera (2006 e 2008), Testa è rimasto escluso dall’ultima corsa delle elezioni politiche del 2013. Ma niente paura. La Guidi, qualche giorno fa, lo ha nominato commissario dell’Enea, ente nato all’epoca per occuparsi di nucleare, oggi una specie di carrozzone pubblico per il quale ogni anno transitano spese per 270 milioni di euro, in parte coperte con trasferimenti di stato per 160 milioni.

La rete
Per carità, le competenze di Testa in ambito energetico saranno anche ampie. Pur partendo dalla Cgil del Veneto, come responsabile del settore agro-industriale, in passato è riuscito a piazzarsi nel cda della municipalizzata veronese Agsm (di cui è stato anche vicepresidente) e nel comitato esecutivo dell’Aeroporto Catullo spa. In più è diventato ordinario di economia all’Università di Verona. Ma forse a contare sono stati pure i suoi rapporti, visto che l’ex deputato, salpato da lidi veltroniani, è successivamente diventato bersaniano, fino ad assurgere al ruolo di responsabile energia del Pd. Ed è entrato in quella cordata che vede come esponenti di spicco Claudio De Vincenti, attuale viceministro dello Sviluppo, e Tullio Fanelli, funzionario rientrato in Enea dopo un’esperienza nell’Authority per l’energia. E proprio quest’ultima struttura, a quanto pare, per tanto tempo sarebbe stata il “sogno” di Testa. Ma il destino, in ultima analisi, non è stato cinico e baro. Così, dopo aver mancato la conferma in Parlamento e lo scranno in Authority, l’ex deputato del Pd è stato ampiamente risarcito dalla Guidi.

Cassaforte
Tanto per cominciare come commissario dell’Enea prenderà 175 mila euro l’anno, almeno a stare all’ultimo stipendio percepito dal suo predecessore. Ma soprattutto si troverà a gestire un ente per il quale nel 2013 sono transitate spese per 270 milioni di euro. Nato per occuparsi di energia atomica, oggi l’Enea è stato ribattezzato come “Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile”. Il commissariamento, negli anni scorsi, ha rimesso i conti parzialmente in ordine. Il 2013, informa il bilancio, si è chiuso con un avanzo di cassa di 17 milioni, 8 dei quali però sono stati immediatamente inghiottiti dal pagamento di tasse in scadenza. Pur avendo superato le difficoltà di cassa però, sostiene il documento contabile, “la situazione finanziaria rimane critica per il ridotto apporto del contributo dello Stato al suo bilancio, ormai molto al di sotto delle sole spese del personale”. E infatti dalle tabelle allegate al bilancio si apprende che i 2.600 dipendenti Enea hanno drenato nel 2013 qualcosa come 160 milioni di euro, mentre i trasferimenti statali sono scesi da 159 a 152 milioni. Ma c’è di più. Si dà infatti il caso che l’ente abbia tutt’ora partecipazioni in 35 tra società e consorzi. Per esempio c’è un 8,1% detenuto in una società francese, Eurodif, che produce uranio arricchito e ha chiuso il bilancio 2013 con una perdita di 63 milioni di euro. Seguono, tra l’altro, il 40% nella Nucleco spa (trattamento rifiuti radioattivi), il 44,1% nella Siet spa (sistemo termomeccanici per impianti energetici) e il 50% nella Sotacarbo spa (sviluppo tecnologie innovative per l’utilizzo del carbone). Naturalmente ognuna di queste realtà pullula di amministratori. Il presidente della Sotacarbo, Mario Porcu, per esempio è accreditato di uno stipendio annuo di 55 mila euro.

Tensione
Di certo rimane il fatto che la Guidi si sta dimostrando molto sensibile nel riciclare profili nel suo dicastero. La Notizia qualche giorno fa (vedi il numero del 5 agosto scorso) ha rivelato il caso di Elisabetta Franzaroli, capo della segreteria del ministro, prelevata dalla Guidi direttamente dalla Ducati Energia, l’azienda di famiglia. La Franzaroli, che non è laureata, prende dal ministero 138 mila euro l’anno, più di molti dirigenti con il famoso “pezzo di carta”. Nel frattempo al ministero, nei giorni scorsi, si sono vissuti attimi di tensione. Fonti qualificate riferiscono di un certo malumore del presidente del consiglio, Matteo Renzi, a proposito della gestione del decreto Competitività da parte del viceministro De Vincenti, con particolare riferimento alle partite su Opa, Poste e tetto agli stipendi. Di certo nel torridi mesi estivi al dicastero della Guidi le grandi manovre non sembrano voler andare in vacanza.
@SSansonetti