Feltri ostaggio degli scatoloni. Belpietro non libera la stanza del direttore a Libero. Facci non si vede da giorni, altro addio in vista?

Gli scatoloni di Belpietro sono ancora a Libero e chissà quanto ci rimarranno, così il nuovo vecchio direttore Feltri dovrà fare un po’ di anticamera

Tu mi stai sulle scatole e io ti lascio gli scatoloni. L’ultima puntata del duello rusticano tra Maurizio Belpietro e Vittorio Feltri è un classico dei ribaltoni aziendali. Il fondatore di Libero si è riappropriato mercoledì della direzione del giornale da lui fondato, ma il suo ex delfino, a ieri pomeriggio, non aveva ancora sgomberato la stanza da direttore. Gli scatoloni con tutti i libri e le carte di Belpietro sono ancora lì e chissà quanto ci rimarranno, così il nuovo vecchio direttore, all’alba dei 72 anni, dovrà fare un po’ di anticamera. Un episodio segno del clima indubbiamente deteriorato che si respira al giornale della famiglia Angelucci, fiaccato da anni di crisi e tagli vari, dove adesso ci mancava soltanto la guerra tra firme vecchie e nuove, come Giampiero Mughini, Mario Giordano e Giampaolo Pansa. Da qualche giorno non si vede neppure Filippo Facci, un fedelissimo di Belpietro e un critico convinto del governo Renzi e della sua riforma costituzionale, che invece tanto piace a Feltri. Non è escluso che quello di Facci sia il prossimo addio eccellente.

CONTI APERTI – Feltri tira dritto e nei giorni scorsi è partito lancia in resta contro l’Inps, guidata da Tito Boeri. Libero ha attaccato il professore milanese per il fatto che occupa uno sfarzoso ufficio di rappresentanza a Palazzo Wedekind, che è di proprietà dell’ente pensionistico, e che potrebbe essere messo a reddito facilmente, visto che si affaccia su Palazzo Chigi. Ma nello stesso palazzo c’è la redazione del Tempo, giornale in crisi drammatica appena rilevato dagli stessi Angelucci. E il particolare che certo a Feltri è sfuggito è che il Tempo da tre anni non paga l’affitto, motivo per il quale l’Inps ha deciso di recuperare circa 3 milioni di euro. In un Paese normale Antonio Angelucci, che ha rilevato il suo nuovo giornale dal fallimento, ne pagherebbe i debiti limitandosi a verificare che le richieste siano fondate. Da noi, parte la campagna stampa contro il creditore, nella speranza di ammorbidirlo. Forse, vista la svolta filorenziana di Libero, qualcuno si è fatto il film che il governo dirà all’Inps di chiudere un occhio su quegli affitti.