Gazprom riapre i rubinetti all’Italia

I flussi di gas approvvigionati da Gazprom erano stati bloccati in ingresso a Tarvisio il primo ottobre scorso.

Gazprom riapre i rubinetti all’Italia

Sono ripresi oggi i flussi di gas approvvigionati da Gazprom all’Italia. Eni ha comunicato che “la ripresa delle forniture è stata resa possibile dalla risoluzione da parte di Eni e delle parti coinvolte dei vincoli che derivano dalla nuova normativa introdotta dalle autorità di regolamentazione austriache”.

I flussi di gas approvvigionati da Gazprom erano stati bloccati in ingresso a Tarvisio il primo ottobre scorso

Le forniture di gas erano state interrotte da Gazprom lo scorso primo ottobre, quando il flusso in entrata a Tarvisio si è interrotto, per “la dichiarata impossibilità di trasportare il gas attraverso l’Austria” motivata da Gazprom ad Eni.

“Gazprom fornisce gas per l’Europa attraverso l’Ucraina per un volume di 42,4 milioni di metri cubi al giorno attraverso la stazione di pompaggio del gas di Sudzha”, ha dichiarato un rappresentante della compagnia energetica russa, aggiungendo che la richiesta di pompaggio attraverso Sokhranovka “è stata respinta dalla parte ucraina”.

“Gazprom – spiega il colosso russo – fornisce gas russo per il transito in territorio ucraino nel volume confermato dalla parte ucraina attraverso la stazione di pompaggio del gas di Sudzha, pari a 42,4 milioni di metri cubi al 5 ottobre. La richiesta per la stazione di pompaggio del gas di Sokhranovka è stata respinta”, ha dichiarato.

Il giorno precedente, il volume di pompaggio era pari a 41,3 milioni di metri cubi. In precedenza, sul sito web dell’Operatore del sistema di trasmissione del gas dell’Ucraina (GTSOU) era stato riportato che il transito di gas attraverso il territorio ucraino avrebbe potuto ammontare a circa 42,4 milioni di metri cubi il 5 ottobre.

Eni avrebbe pagato un deposito cauzionale di 20 milioni di euro alla società di dispacciamento austriaca

Eni, dando notizia sul proprio sito web della riapertura dei flussi di gas verso l’Italia, non specifica le iniziative messe in campo, ma in base a quanto sostenuto nei giorni scorsi dall’Ad del gruppo, Claudio Descalzi, la società italiana avrebbe pagato un deposito cauzionale di 20 milioni di euro alla società di dispacciamento austriaca per sbloccare i flussi e consentire a Gazprom di fornire il gas presso il punto di scambio austriaco previsto dal contratto Eni-Gazprom.

In Austria, dallo scorso primo ottobre, è entrata in vigore una nuova normativa che prevede che il gas deve essere consegnato dagli operatori internazionali al confine con il Paese, e non trasportato all’interno come avveniva in precedenza, e tra gli adempimenti della nuova regolamentazione vi sarebbe un deposito cauzionale da versare all’operatore austriaco.

Gazprom non avrebbe adempiuto e la fornitura di gas sarebbe stata bloccata. Lunedì scorso, a margine della consegna degli Eni award 2022 al Quirinale, Descalzi, interpellato su come si sarebbe potuta sbloccare la fornitura ancora ferma in Austria e Germania, aveva detto: “Stiamo vedendo se possiamo subentrare o al trasportatore o a Gazprom, che non ha pagato 20 milioni di euro di garanzia al trasportatore che deve portare il gas dall’Austria all’Italia” attraverso il Tarvisio, auspicando di poter “risolvere questo problema entro questa settimana”.

“Si parla di 20 milioni di garanzie su miliardi di euro di gas che passano”, aveva aggiunto, “vediamo se riusciamo a subentrare e fare questo sforzo – ha osservato – E’ una cosa che si poteva evitare”. “Diventa difficile pensare che una società che vuole pagare in rubli possa mettere delle garanzie in euro”, aveva aggiunto ancora l’Ad di Eni.