Giornali e Tv, valzer di poltrone. L’uscita dal Corriere di De Bortoli apre le danze. Girandola di direttori per Tg1, Stampa, Fatto e Unità

La primavera tarda ad arrivare. Non è solo Battiato a intonare il verso ma anche a via Solferino il brano Povera patria è molto gettonato. La clessidra che scandisce il conto alla rovescia per il cambio del direttore al Corriere della Sera corre veloce. Ferruccio De Bortoli è in scadenza. Ma prima di riempire gli scatoloni potrebbe tentare l’ultimo colpo di coda. Che non si parli più con Pietro Scott Jovane, l’ad e dg di Rcs MediaGroup, è cosa nota (buona e giusta direbbero in chiesa), in seguito agli scontri tra i due. Tuttavia De Bortoli potrebbe prendersi una rivincita qualora il suo rivale uscisse dal gruppo prima di lui. E il fatto non è da escludere. Anzi. Il direttore in scadenza però ha la pelle dura e farà di tutto per non scendere dalla nave. Intanto ha già fatto fallire l’operazione che vedeva il condirettore Luciano Fontana pronto a prendere il suo posto, lasciandogli l’incarico di direttore editoriale.

CALABRESI E ORFEO
Le chance di De Bortoli per rimanere in sella sono legate al nome del successore. Un po’ come per il Colle, occorre una figura che piaccia a tutte le parti in commedia. Un arbitro. Un superpartes. Che metta d’accordo tutti. A cominciare dai contendenti del maggiore azionario, la Fiat. Perché se da una parte c’è John Elkann che spinge per l’amico di vecchia data Mario Calabresi, dall’altra c’è Sergio Marchionne che non considera affatto come scelta migliore quella dell’attuale direttore de La Stampa. L’amministratore delegato di Fca, infatti, preferirebbe un nome che evitasse ogni tipo di attrito all’interno del Gruppo. Mario Orfeo è in cima alla lista. Occorre un candidato che piaccia al fronte comune (Intesa, Unicredit, Tronchetti Provera, eredi di Giuseppe Rotelli), nonché a Diego Della Valle (che ha in Carlo Rossella il suo cavallo da corsa) e Urbano Cairo e che eviti di andare al muro contro muro. Un ruolo importante come consulente potrebbe averlo anche Paolo Mieli, al quale non dispiacerebbe fare il regista della situazione. Oltre a Calabresi e Orfeo ci sono altri candidati in fermento. Tra i più agitati Roberto Napoletano, il direttore del Sole 24 Ore, e Antonio Polito che ha accettato la direzione del Corriere del Mezzogiorno proprio nella speranza di prendersi tutto il cucuzzaro. Altro nome sotto la lente di ingrandimento è quello di Umberto Brindani, il direttore del settimanale Oggi. Napoletano ha in canna un piano b che potrebbe maturare prossimamente: diventare il direttore supervisore dei giornali del Gruppo Caltagirone.

LA STAMPA
Calabresi lascerà il quotidiano torinese. Se non dovesse farcela per il Corriere diventa il favorito per la poltrona del Tg1. Per la Stampa c’è in primis la candidatura di Massimo Gramellini (occorre però un condirettore che svolga i compiti di cucina). In seconda battuta potrebbe esserci Aldo Cazzullo che si agita per piacere sempre di più a Matteo Renzi. Altre soluzioni potrebbero essere Gianni Riotta (desideroso di prendersi una rivincita dopo l’esperienza al Sole) e Luigi Contu, il direttore dell’Ansa che avrebbe l’appoggio di Giulio Anselmi che piazzerebbe così il suo amico fidato Umberto La Rocca, ex direttore Secolo XIX, al vertice dell’agenzia di stampa. Nel Gruppo Rcs non solo De Bortoli è in uscita. Potrebbe cambiare anche la poltronissima della Gazzetta. Andrea Monti potrebbe lasciare la direzione. Per la successione si fanno i nomi di Umberto Zapelloni o di Stefano Barigelli, quest’ultimo condirettore del Corriere dello Sport con la promessa di diventare entro due anni il numero uno del quotidiano sportivo della Capitale. Il tempo sta scadendo e chissà se il suo futuro non si tinga di rosa.

FATTO E UNITÀ
Antonio Padellaro lascerà la direzione del Fatto quotidiano a Marco Travaglio. Ma non tornerà all’Unità. Nel redivivo giornale organo del Pd decide Renzi il nome del direttore e Padellaro, nonostante la sua scelta sarebbe ottima per vendere copie, non è nelle grazie del premier. Come invece lo sono Stefano Menichini (ex Europa) e Stefano Cappellini del Messaggero, stimato anche da Mentana e Orfeo, nonché tifoso viola come Renzi e autore di un libro sulla Fiorentina che tanto è piaciuto al premier.

RAI E MEDIASET
Anche a Viale Mazzini sarà una primavera di grandi manovre. Il 20 la Vigilanza dà il parere sulla riforma dell’informazione di Gubitosi. Dopo di che il dg la porterà in cda. Il primo dirigente della Rai è convinto di strappare l’approvazione (conta i voti di Tarantola, Pinto, Colombo, Tobagi e Pilati). In minoranza i contrari De Laurentiis, Verro e Rositani. Solo dopo l’eventuale approvazione si saprà se verranno indicati anche i nomi dei superdirettori delle due Newsroom. O se si aspetterà l’arrivo del nuovo cda. A Cologno invece c’è Luca Rigoni pronto a prendere il posto di Alessandro Banfi alla guida di TgCom24.