Secondo la Corte di Strasburgo “apparentemente le autorità hanno seguito una sola pista, legata ad un uomo d’affari residente a Londra, B. B. (Boris Berezovsky, ndr), morto nel 2013, senza tuttavia fornire alcun documento del fascicolo, dettagli sulle richieste d’aiuto internazionale, o i passi compiuti per fare luce, dopo la sua morte, sul ruolo che avrebbe avuto nell’omicidio della giornalista“.
Altra responsabilità è relativa alla mancata spiegazione da parte del governo russo sul perché le autorità abbiano focalizzato la loro attenzione su una singola linea d’indagine, nonostante lo stesso abbia riconosciuto davanti alla Corte di Strasburgo che “tali omicidi richiedono un approccio poliedrico”. Ecco perché secondo i giudici della Corte: “Lo Stato avrebbe dovuto esaminare le accuse della famiglia su un possibile coinvolgimento di ufficiali dei servizi segreti o rappresentanti dell’amministrazione cecena“.