Israele sospende gli aiuti a Gaza usando Hamas come pretesto

Israele sospende gli aiuti umanitari per la Striscia di Gaza. Netanyahu: “Hamas li controlla, è l'ora di distruggere la minaccia"

Israele sospende gli aiuti a Gaza usando Hamas come pretesto

Da un lato, la mattanza di Israele a Gaza continua nel silenzio dei leader occidentali; dall’altro, la consegna degli aiuti umanitari nella Striscia è stata nuovamente sospesa dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, con la solita motivazione secondo cui ne starebbe beneficiando Hamas per reperire fondi e consensi.

Dopo quasi due anni di guerra, non c’è pace in Palestina, dove ogni giorno si continua a morire a causa dell’infinito stallo nei negoziati per giungere al cessate il fuoco. Malgrado la trattativa, mediata da Egitto e Qatar, prosegua sotto traccia e tra non poche difficoltà, Israele e Hamas continuano a rimpallarsi le responsabilità per i mancati progressi.

L’ennesimo capitolo di questo stucchevole duello dialettico è arrivato dall’ufficio di Netanyahu, secondo cui il gruppo terroristico palestinese starebbe facendo di tutto per far naufragare ogni tentativo di concludere le ostilità. Dichiarazioni seccamente smentite da Taher al-Nunu, alto funzionario di Hamas, che parlando con la rete egiziana Al Qahera News ha respinto le accuse, attribuendo le responsabilità al “primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e al suo governo”, che – secondo lui – sarebbero gli unici responsabili “del mancato raggiungimento di un accordo di cessate il fuoco nella Striscia”.

Nonostante ciò, ha assicurato al-Nunu, “Hamas continuerà a collaborare positivamente con gli sforzi dei mediatori e con qualsiasi idea o proposta seria che possa portare a un accordo globale”, ma in ogni caso “la guerra potrà terminare solo se Netanyahu lo vorrà”.

Israele sospende gli aiuti umanitari per la Striscia di Gaza. L’amministazione Netanyahu: “Hamas li controlla, è l’ora di distruggere la minaccia”

Con la diplomazia nuovamente in stallo, il ministro della Difesa Israel Katz – suscitando le proteste dell’Unione Europea e del mondo arabo – ha annunciato un’ulteriore sospensione delle forniture di cibo e acqua nella Striscia, poiché “Hamas sta prendendo il controllo degli aiuti umanitari che entrano a Gaza e li sta sottraendo ai civili”.

Per questo motivo, sempre secondo quanto dichiarato dal ministro, l’esercito israeliano (IDF) presenterà entro 24, al massimo 48 ore, un nuovo piano d’azione per impedire che i terroristi possano mettere le mani sugli aiuti.

Ma non è tutto. Nella Striscia sono infatti proseguiti i bombardamenti e le operazioni di terra che, nelle ultime 24 ore, secondo fonti sanitarie locali, avrebbero causato la morte di almeno 51 civili, 14 dei quali uccisi mentre erano in fila per ricevere gli aiuti.

Non va meglio in Cisgiordania, dove l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha denunciato l’uccisione, da parte dei soldati israeliani, di un quindicenne colpevole di protestare contro l’occupazione del territorio palestinese.

Trump sta con Bibi: “Folle processarlo”

A far rumore, nelle ultime ore, sono soprattutto le dichiarazioni del presidente Donald Trump che, con un lungo post su Truth Social, ha parlato di “caccia alle streghe” nei confronti di Netanyahu, il quale – a suo dire – sarebbe “perseguitato dalla giustizia israeliana”.

Per il tycoon, “non è mai successo prima che un primo ministro israeliano finisca sotto processo” per un procedimento relativo a “sigari, una bambola di Bugs Bunny e numerose altre accuse ingiuste”. “Una totale caccia alle streghe nei confronti di un uomo che ha dato così tanto, è impensabile per me” – ha insistito Trump – concludendo che “il processo a carico di Netanyahu dovrebbe essere cancellato immediatamente, o dovrebbe essergli concesso un perdono”.

Dichiarazioni accolte con entusiasmo dall’amministrazione Netanyahu, ma che hanno provocato la dura replica del leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, che ha tuonato: “Con tutto il rispetto per Trump, non deve interferire in un processo legale in un Paese indipendente”.

Prosegue la polemica sui raid americani contro gli impianti nucleari dell’Iran

Nel frattempo, prosegue il botta e risposta tra i media statunitensi e Trump sull’esito dei raid americani contro i siti nucleari iraniani. Secondo il capo del Pentagono, Pete Hegseth, “molti impianti chiave sono stati distrutti e ci vorranno anni per ricostruirli”.

Una tesi supportata dalle nuove conclusioni del direttore della CIA che, “a differenza dell’analisi preliminare” fornita proprio dal Pentagono, suggerirebbero che il programma nucleare iraniano sia stato gravemente danneggiato dai raid.

Una versione che però non convince i media statunitensi, i quali continuano a sostenere la tesi opposta. Anche la Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, riapparso in un video, ha dichiarato che gli USA “non sono riusciti a ottenere nulla di significativo” e che Trump ha fornito un resoconto “esagerato per nascondere la verità” sull’esito dell’attacco, dando prova della sua “capacità di dare spettacolo”.

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