di Stefano Sansonetti
Adesso parte il gran ballo dei consulenti. Come ogni operazione immobiliare che si rispetti, anche gli attuali tentativi del Tesoro di far cassa con il mattone di Stato comporteranno ingenti spese per acquisire i servizi di “advisoring”. Cosa significa? Semplice, che per strutturare un’operazione di valorizzazione e cessione degli immobili pubblici servono tali e tante attività collaterali che lo Stato, da solo, non è in grado di fare. Si pensi soltanto al lancio di fondi immobiliari, al coinvolgimento di potenziali investitori, alle stime che occorreranno per dare un valore al mattone che si intende vendere. Ebbene, nei giorni scorsi, in attesa che la magna pars del piano statale vada a regime, l’Agenzia del demanio ha già firmato un bel po’ di contratti per operazioni da compiere nel comune di Bologna e in Toscana, in particolare a Firenze. E in prima fila, a passare subito all’incasso per la loro attività di consulenza, si sono presentati Sorgente Group, Seci Real Estate, Exiton e Ipi. Tutti gruppi immobiliari-finanziari che non si sono certo lasciati sfuggire l’occasione. E che, a loro modo, rappresentano solo un antipasto di quello che avverrà tra poco a livello più generale, quanto il Tesoro utilizzerà a pieno Cdp e Invimit sgr, i due veicoli individuati dal ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni, per riuscire a incassare almeno 1,5 miliardi nel prossimo triennio dalla cessione del mattone di Stato.
Finanza e immobili
Nei giorni scorsi l’Agenzia del demanio, guidata da Stefano Scalera, ha definito tutti i dettagli economici di alcuni contratti firmati per la valorizzazione e cessione di un pacchetto di immobili pubblici della città di Bologna. In questo caso, a seguito di una procedura di gara, è stato scelto un raggruppamento di cui fanno parte Sorgente Group e Sorgente Rem, società del medesimo gruppo che fa capo al finanziere-immobiliarista romano Valter Mainetti. Accanto a loro c’è anche Seci Real Estate, che invece fa riferimento al vicepresidente di Confindustria Gaetano Maccaferri. Per loro il Demanio ha staccato un assegno da 108 mila euro. I gruppi in questione si troveranno adesso a lavorare su una ventina di asset immobiliari, tra cui le “famose” ex caserme Sani e Masini, che negli ultimi anni il Demanio stesso ha disperatamente provato a vendere senza mai riuscirci. Il pezzo più pregiato è l’ex caserma Sani, 108.369 metri quadrati ubicati in una zona non distante dalla fiera di Bologna. Alla fine del 2010 era stata messa all’asta per 42 milioni di euro. Nemmeno un anno dopo, invece, il Demanio ha provato a cederla senza fissazione di una base, solo al miglior offerente. Che alla fine, però, è mancato. Stesso canovaccio per la ex caserma Masini, situata nel centro storico della città felsinea. Il prezzo individuato come base d’asta, in origine, era di 14 milioni di euro. Cifra che nessuno si è mai sentito di offrire. Insomma, adesso sarà compito di Sorgente e Seci aiutare Demanio e Comune a capire come se ne può uscire.
Da Torino con furore
Sempre nei giorni scorsi sono stati definiti i dettagli di altri contratti che riguardano il tentativo di valorizzare e cedere cespiti in Toscana, in particolare a Firenze. In questo caso, sempre dopo una procedura di gara, il Demanio ha scelto un raggruppamento dove spiccano Ipi Servizi ed Exitone. La prima fa parte del gruppo Ipi, che dopo essere stato il braccio immobiliare della Fiat è transitato per gli immobiliaristi Luigi Zunino e Danilo Coppola, prima di finire in mano alla famiglia torinese Segre, che tutt’ora lo controlla attraverso la Mimose spa. Exitone, invece, fa parte del gruppo Sti, controllato dall’immobiliarista di Pinerolo (To) Ezio Bigotti, che tra l’altro è anche console onorario del Kazakistan. C’è da scommettere, in ogni caso, che nell’ambito del più generale piano di dismissioni immobiliari di Stato saranno molti altri i consulenti a tentare l’assalto. Ottenendo in cambio lauti compensi.