La Giunta salva Renzi e bastona i pm. Il caso Open spedito alla Consulta. Destre e Italia viva fanno quadrato sull’ex premier. Ma l’ultima parola spetta all’Aula del Senato

Destre e Italia viva fanno quadrato sull'ex premier Matteo Renzi. Ma l'ultima parola spetta all’Aula del Senato.

La Giunta salva Renzi e bastona i pm. Il caso Open spedito alla Consulta. Destre e Italia viva fanno quadrato sull’ex premier. Ma l’ultima parola spetta all’Aula del Senato

Salvagente per Renzi. Da settimane l’ex premier ripete che la Procura di Firenze, nell’ambito dell’inchiesta Open (leggi l’articolo), ha violato la Costituzione. Non sono andati giù al senatore di Rignano alcuni sequestri di documenti sulle sue comunicazioni, con cui gli inquirenti cercando di dimostrare che la fondazione diventata la sua cassaforte era un’articolazione di partito e che dunque vi sono stati finanziamenti illeciti. E la Giunta per le immunità del Senato, appoggiando la tesi dell’ex rottamatore, ha deciso di sollevare il conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale, una proposta su cui dovrà pronunciarsi l’Aula.

IL CASO. La Giunta delle immunità presieduta dall’azzurro Maurizio Gasparri ha respinto la pregiudiziale del senatore Pietro Grasso, che sollevava un problema di competenze, sostenendo che per costituzione e legge di riferimento il Senato può avere rapporto solo col giudice e non col pm, e la pregiudiziale istruttoria della senatrice dem Anna Rossomando, che chiedeva l’acquisizione di nuovi atti su Open.

La stessa Giunta ha quindi deciso di chiedere all’Aula di votare sul conflitto di attribuzione, come proposto dalla relatrice azzurra Fiammetta Modena, che ha sollevato appunto un conflitto di attribuzione alla Corte Costituzionale contro i magistrati di Firenze, battendo sul tasto che hanno inserito nel fascicolo dell’inchiesta la chat con Vincenzo Manes del 3-4 giugno 2018, quando Renzi era già senatore. Per l’esponente di FI e per la stessa Giunta gli inquirenti avrebbero dovuto chiedere prima una formale autorizzazione al Senato.

Una relazione, che ha ottenuto 14 voti favorevoli tra cui quelli della Lega e di Fratelli d’Italia, mentre i due voti contrari sono stati quelli dell’ex presidente di Palazzo Madama, Pietro Grasso, e di Gregorio De Falco, ex M5S. Ad astenersi infine sono stati quattro senatori del Pd e del Movimento 5 Stelle. Una scelta dunque che mostra ancora una volta divisioni notevoli all’interno della maggioranza che sostiene il Governo Draghi.

LA REAZIONE. “Al Senato la Giunta ha riconosciuto che esiste una violazione della Costituzione da parte dei pm fiorentini Turco e Nastasi. Si tratta di una decisione fondamentale per la battaglia di civiltà che sto combattendo”, ha dichiarato il leader di Italia viva. Renzi ha poi aggiunto che non chiede di evitare il processo, ma chiede solo “che si sanzioni il comportamento illegittimo e incostituzionale del dottor Turco e del dottor Nastasi”. Sull’astensione dei pentastellati Giuseppe Conte ha invece precisato che si è trattato di un’astensione tecnica, mandando decreti vari del tribunale, e che in Aula voteranno contro il conflitto di attribuzione davanti alla Consulta.

L’ALTRO FRONTE. La Giunta ha anche respinto la richiesta di autorizzazione a mettere ai domiciliari il senatore azzurro Giuseppe Cesaro e il voto finale spetterà sempre all’Aula (leggi l’articolo). Cesaro, detto Giggino ‘a purpetta, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, e la richiesta di arresto è stata avanzata dal gip di Napoli a settembre, nell’ambito di un’inchiesta della locale Direzione distrettuale antimafia sul clan Puca di Sant’Antimo, nel napoletano. Nel mirino i rapporti del senatore e della sua famiglia con l’organizzazione malavitosa locale. Lo scorso 2 ottobre il Tribunale del Riesame di Napoli ha inoltre rigettato l’istanza di revoca della misura cautelare presentata dai legali di Cesaro.