La libertà di stampa è messa male. Meglio di noi stanno pure Moldavia e Trinidad and Tobago

L'Italia sul fronte della libertà di stampa ha recuperato 17 posizioni e superato gli Stati Uniti che sono invece scesi di tre posizioni.

La libertà di stampa è messa male. Meglio di noi stanno pure Moldavia e Trinidad and Tobago

La situazione migliora ma non c’è niente da esultare. Perché se da una parte abbiamo recuperato ben 17 posizioni, dall’altra non è certamente un buon piazzamento essere addirittura 41esimi sul fronte della libertà di stampa. Questo è il quadro che emerge dalla classifica mondiale della libertà di stampa di Reporter sans frontières (Rsf).

L’Italia sul fronte della libertà di stampa ha recuperato 17 posizioni e superato gli Stati Uniti che sono invece scesi di tre posizioni

Secondo il canonico rapporto annuale, il nostro Paese ha come detto recuperato 17 posizioni e superato gli Stati Uniti che sono invece scesi di tre posizioni. Secondo l’ultima analisi del World Press Freedom Index, la libertà dei media è in pessime condizioni in un numero record di Paesi: la disinformazione, la propaganda e l’intelligenza artificiale rappresentano minacce crescenti per il giornalismo, come riporta il Guardian. In generale, viene evidenziato uno scioccante calo nella libertà dei media, con 31 Paesi ritenuti in una “situazione molto grave”, il punteggio più basso del rapporto, senza precedenti, rispetto ai 21 di appena due anni fa.

L’aumento dell’aggressività da parte dei governi autocratici – e di alcuni che sono considerati democratici – unita a “massicce campagne di disinformazione o propaganda” ha fatto peggiorare la situazione. L’indice con cui viene valutata la libertà di stampa si compone di cinque indicatori: politico, economico, legislativo, sociale e sicurezza dei giornalisti.

E per quanto riguarda il nostro Paese? Il report della ong francese evidenzia i soliti problemi per la libertà di stampa che continua a essere minacciata dalla criminalità organizzata, specialmente nel Sud del Paese, e da gruppi estremisti violenti. “Per la maggior parte”, si legge nell’analisi degli esperti, “i giornalisti italiani godono di un clima di libertà. Tuttavia, a volte cedono alla tentazione di autocensurarsi, sia per conformarsi alla linea editoriale della propria organizzazione di notizie, sia per evitare una denuncia per diffamazione o altre forme di azione legale, o per timore di rappresaglie da parte di gruppi estremisti o della criminalità organizzata”.

Tra leggi bavaglio, conflitti d’interessi e liti temerarie l’Italia è 41esima

A proposito del sistema legislativo, il report di Rsf dice: “Un certo grado di paralisi legislativa sta ostacolando l’adozione di vari disegni di legge proposti per preservare e migliorare la libertà giornalistica. Questo spiega in parte le limitazioni che alcuni reporter incontrano nel loro lavoro. La diffamazione deve ancora essere depenalizzata e la pandemia ha reso più complesso e oneroso per i media nazionali ottenere l’accesso ai dati detenuti dallo stato”.

Infine, Rsf mette in evidenza la precarietà del sistema: “A causa della crisi economica, i media nel loro complesso sono sempre più dipendenti dalle entrate pubblicitarie e dai sussidi statali, mentre la stampa sta anche affrontando un graduale declino delle vendite. Il risultato è una crescente precarietà che minaccia pericolosamente il giornalismo, il suo dinamismo e la sua autonomia”. Un quadro non certo lodevole.

D’altronde basti pensare ai tanti casi di conflitti d’interessi che vigono in Italia: gli editori pure sono merce rarissima (senza piaggeria, La Notizia è uno di questi) con la conseguenza che gli intrecci tra editoria e politica sono praticamente all’ordine del giorno. Due esempi più che attuali? Da una parte abbiamo Antonio Angelucci, deputato eletto con la Lega alle ultime politiche e proprietario di una sfilza di giornali, dal Tempo a Libero e, non ultimo, ora anche Il Giornale. E poi Matteo Renzi che, nonostante sia senatore di un partito di cui è leader, ieri ha lanciato da direttore editoriale Il Riformista.

Il Paese peggiore è la Grecia che si trova al 107° posto su 180, preceduto da Malta (84° posto) e Ungheria (72° posto)

Ciononostante in Europa, il Paese peggiore è la Grecia che si trova al 107° posto su 180, preceduto da Malta (84° posto) e Ungheria (72° posto). “La libertà di stampa in Grecia ha subito gravi battute d’arresto tra il 2021 e il 2023” si legge nel documento pubblicato dall’organizzazione, in cui si cita “lo scandalo delle intercettazioni che ha rivelato come il Servizio nazionale di intelligence greco spiasse diversi giornalisti”. Nel rapporto si afferma inoltre che le querele a scopo intimidatorio (le cosiddette Slapp) “sono all’ordine del giorno”. A onor del vero, in Grecia come anche in Italia.