La superlobby dell’azzardo fallisce il colpo. E la manovra ora diventa un terno al Lotto

di Stefano Sansonetti

Ancor prima di essere presentata, la legge di Stabilità rischia seriamente di debuttare con quello che nella migliore delle ipotesi sarebbe un “buchetto” da 350 milioni di euro. Ma potrebbe anche andare peggio. A creare questo scompenso, a dir poco deleterio in un momento in cui si cercano disperatamente soldi per coprire il taglio della Tasi sulla prima casa, è un settore notoriamente munifico con lo Stato, ovvero il gioco d’azzardo. Tutto dipende dalla nuova gara per rinnovare la concessione del Lotto, da 22 anni consecutivi in mano alla Igt del gruppo De Agostini (in sostanza la ex Lottomatica). Ebbene, la documentazione della nuova gara è letteralmente finita nel pantano. E salvo miracoli non riuscirà a vedere la luce prima della fine dell’anno. In soldoni significa che lo Stato non sarà in grado di incassare i 350 milioni di anticipo che, in base alla precedente manovra, il vincitore della gara avrebbe dovuto versare all’erario entro la fine del 2015. Insomma, davvero un bel grattacapo, che peraltro si aggiunge agli altri ammanchi prodotti ai danni dello Stato da precedenti norme sul gioco alquanto pasticciate: dalla vecchia sanatoria dei centri scommesse, che non ha garantito il gettito atteso, alla sovrattassa da 500 milioni fissata sui gestori di slot e videolottery, versata soltanto in parte. Ma sul punto la grana più grande, per il premier Matteo Renzi e per il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, è proprio quella che arriva dalla nuovaa gara per la concessione novennale del Lotto. Una torta succulenta, se si considera che il Lotto muove 7 miliardi di euro l’anno, con incassi da 400 milioni per il gestore e da un miliardo (di tasse) per lo Stato. Qui la situazione si è complicata l’estate scorsa, quando un parere del Consiglio di Stato (estensore l’ex capo del Sismi Nicolò Pollari) ha “disintegrato” la bozza di regolamento che i Monopoli di Stato avevano predisposto per la nuova gara. Per i giudici amministrativi il testo prevedeva requisiti di partecipazione “escludenti”, soprattutto per ciò che riguarda i volumi di fatturato e la capacità tecnica richiesta. Nel mirino anche la possibilità di una proroga unilaterale della concessione di 12 mesi.

IL RETROSCENA
Naturalmente il parere del Consiglio di Stato non poteva far nomi e “accuse” precise, ma il pensiero di molti osservatori è andato subito alla Igt (ex Lottomatica), su misura della quale sarebbe stato cucito il primo regolamento dei Monopoli. Del resto la stessa base d’asta fissata nella precedente manovra, ovvero 700 milioni di euro, aveva fatto pensare a una potenza di fuoco che in Italia ha soltanto la Igt. Ora le osservazioni della giustizia amministrativa dovrebbero essere recepite in un nuovo regolamento dei Monopoli, ma i tempi sono tremendamente stretti. E le polemiche per la “tortuosità” del percorso tutt’altro che sopite. In casa della ex Lottomatica, addirittura, ci sarebbe aria di attrito tra l’Ad, Marco Sala, e il capo delle relazioni istituzionali Giuliano Frosini (ex Terna ma oggi anche consigliere di amministrazione di Ferrovie dello Stato), il quale è stato reclutato un anno fa dal colosso dell’azzardo proprio per “fluidificare” la pratica Lotto. Di sicuro tutti adesso si trovano in mezzo al guado. C’è chi dice che forse l’unico modo per risolvere questo e altri possibili stalli è quello di far sedere intorno a un tavolo Governo, operatori ed enti locali. Il tutto con l’obiettivo di discutere e evitare che il buco nei conti pubblici si allarghi.

Twitter: @SSansonetti