Lo chiamano metodo Report. L’attacco di Fratelli d’Italia alla trasmissione di Rai 3, condotta da Sigfrido Ranucci, è durissimo e si basa su due inchieste, contestate dagli esponenti del primo partito di maggioranza in Vigilanza Rai: una sulla famiglia del presidente del Senato, Ignazio La Russa, e l’altra sul padre della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
La battaglia delle destre contro il giornalismo non schierato con il governo e contrario alla nuova linea sovranista della Rai prosegue e si arricchisce di una nuova tappa in commissione di Vigilanza. Gli esponenti di Fratelli d’Italia chiedono un intervento immediato alla presidente della Rai, Marinella Soldi, e all’amministratore delegato, Roberto Sergio. A questo si aggiunge anche il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che pare abbia chiesto un intervento al capo struttura Rai, Giovanni Anversa, dopo l’imitazione da parte di Virginia Raffaele della direttrice d’orchestra, Beatrice Venezi, una figura cara alla destra di governo.
Le inchieste di Report finiscono sotto accusa
Le inchieste di Report, a quanto pare, proprio non vanno giù a Fratelli d’Italia. Che ha quindi presentato un’interrogazione a Soldi e Sergio “per sapere se l’utilizzo ricorrente di pentiti di mafia giudicati inattendibili dalla magistratura, che dopo qualche decennio fanno rivelazioni circa presunte rivelazioni su persone decedute, sia in linea con quanto stabilito dal contratto di servizio, che regola i rapporti tra lo Stato e la Rai”.
Due i casi. Il primo riguarda La Russa, per un servizio dell’8 ottobre in cui a parlare è l’ex colonnello dei carabinieri Michele Riccio, che chiama in causa i rapporti della destra con Cosa Nostra. Il secondo, invece, riguarda il pentito Nunzio Perrella che, in un servizio del 14 gennaio, richiama il presunto legame tra Franco Meloni (padre della presidente del Consiglio) e il boss della camorra Michele Senese.
Viene contestato che i due servizi si basino su “un pentito giudicato inattendibile dai magistrati, per colpire indirettamente degli esponenti politici”. E, sottolinea Fdi, “si sceglie di non dare conto al pubblico dell’inattendibilità dei pentiti intervistati, forse perché altrimenti verrebbe giù tutto l’impianto del teorema messo in piedi”. Sotto accusa finisce quindi Report, una trasmissione “oggi ridotta a costruire teoremi fine a se stessi, utili solo a spargere fango”.
In difesa del giornalismo libero
L’attacco degli esponenti di Fratelli d’Italia “conferma l’avversione del governo al giornalismo indipendente”, secondo gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione di Vigilanza Rai, Dario Carotenuto, Anna Laura Orrico, Dolores Bevilacqua e Riccardo Ricciardi.
Che parlano di “interventi a gamba tesa sul servizio pubblico e sull’informazione in generale per limitare la libertà di stampa”. Gli “attacchi scomposti di governo e maggioranza” vengono ritenuti “inaccettabili”, tanto più che sotto accusa finisce un programma che è “la punta di diamante del giornalismo d’inchiesta non solo in Rai ma in tutto il panorama televisivo italiano”. All’attacco anche la segretaria del Pd, Elly Schlein, che parla di “attacchi non degni di una democrazia” e peggiori degli “editti bulgari” di Berlusconi.
In difesa di Report interviene anche l’esecutivo dell’Usigrai, che contesta “l’insofferenza di Fratelli d’Italia: per l’ennesima volta, i parlamentari del partito di maggioranza in commissione di Vigilanza hanno chiesto alla Rai di intervenire sulla trasmissione d’inchiesta condotta da Sigfrido Ranucci, cadendo ancora una volta nella tentazione del bavaglio”. E sotto accusa finisce anche Sangiuliano che “sembra aver dimenticato il diritto, di rilevanza costituzionale, di satira”.