L’Italpallone unito nel nome del dio denaro

Di Marco Castoro

Alla fine hanno vinto i soldi. O meglio le allettanti promesse di Claudio Lotito, il presidente della Lazio vero kingmaker dell’elezione di Carlo Tavecchio alla presidenza federale. Un rappresentante delle Leghe che conquista la Federcalcio. Con i club ora più che mai legittimati ad andare all’assalto del tesoretto. Dai diritti tv ai contributi federali. Una pioggia di soldi in più promessa da Lotito (e dai pattisti del Pro-Tavecchio) alle società, dalla B ai dilettanti.

Tre votazioni
Ci sono volute tre votazioni per eleggere Tavecchio presidente della Figc. Dopo le prime due fumate nere è arrivata quella bianca con il 63,33% dei voti, quando ne bastava uno in più del 50%. La vittoria di Tavecchio è la vittoria di Lotito, di De Laurentiis, di Galliani (anche se Barbara Berlusconi voleva un giovane presidente), delle leghe e quindi dei club. È la sconfitta dei poteri forti. Della Juve di Agnelli, della Roma di Pallotta, della Fiorentina dei Della Valle, del Torino di Cairo. E soprattutto di Sky che in più di un’occasione è entrata in partita a gamba tesa con dei servizi nettamente di parte. Secca sconfitta anche per la federcalcio e i suoi organi competenti. In pratica la federazione si consegna alle leghe e quindi alle società. Devono ingoiare il rospo l’associazione calciatori, quella degli arbitri e degli allenatori. Tutte e tre avevano appoggiato Albertini. Un altro grande sconfitto. Messo in campo a tutti i costi da Andrea Agnelli per arginare Tavecchio. E dopo l’infelice battuta del presidente della Lega nazionale dilettanti sulle banane e gli estracomunitari, Albertini ci aveva pure creduto di farcela.

I soldi tengono uniti
Galliani ha detto che mai come in questa occasione tutte le leghe sono state unite. Verrebbe da rispondere: ovvio ci sono i soldi di mezzo. Nella stagione 2014-15 la Serie A incassa un miliardo. Il 10% se ne va nelle casse dei club della serie B e della Lega Pro (il 6%), nonché in quelle di una fondazione che si occupa dello sviluppo dei vivai calcistici (il 4%). Il tutto nel segno della mutualità prevista dalla Legge Melandri. Centinaia di milioni a stagione, una vera sopravvivenza per i campionati minori. Oltre alla mutualità ci sono i contributi federali che vengono erogati alle leghe. Ora con Tavecchio (e Lotito) ci saranno più soldi per i club di tutte le categorie. Tra l’altro nel prossimo triennio i soldi per i diritti tv sono aumentati di un 20%. E quindi oltre alla maggiore mutualità Lotito ha promesso più contributi federali alle leghe (e quindi ai club). Addirittura per la Serie B il presidente della Lazio ha messo sul tavolo il 7,5% della torta (adesso è il 6%). Più soldi anche per la Lega Pro che ai 24 milioni della mutualità e ai 10 dei contributi federali se ne aggiungerebbero altri 6. Per arrivare a 40. Tra gli obiettivi c’è anche la diminuzione delle squadre. In modo da avere più quattrini da ripartire tra meno club.

Il programma
Anche dando un’occhiata al programma elettorale di Tavecchio si nota subito come sia improntato a favorire i club. Non a caso tra gli obiettivi principali ci sono le regole da cambiare. Due esempi? La responsabilità oggettiva che penalizza le società con sanzioni pesanti e la chiusura delle curve. Inoltre si parla di professionisti del marketing e della comunicazione. Un passaggio del programma è eloquente. Sembra dettato da Lotito. “Le seconde proprietà possono offrire nuove risorse in termine di formazione dei giovani e spesso possono salvaguardare anche importanti realtà calcistiche territoriali altrimenti destinate a scomparire”.
Che coincidenza! Lotito è il patron della Lazio e della Salernitana. Qualche anno fa a Franco Sensi fu fatta la guerra perché oltre alla Roma, aveva interessi per il Palermo e per il Foggia. Ma i tempi cambiano. Soprattutto se ci sono i soldi di mezzo. Viene da chiedersi come un 71enne riesca a essere così moderno.
E se ci fossero davvero cambiali da pagare?