Libia nel caos, il Comitato di Tripoli avverte: “Rischio guerra civile, la capitale è una polveriera”

La Libia piomba nel caos, l’allarme del Comitato di Tripoli: “Rischio guerra civile, la capitale è una polveriera”

Libia nel caos, il Comitato di Tripoli avverte: “Rischio guerra civile, la capitale è una polveriera”

La capitale della Libia rischia di trasformarsi in un campo di battaglia. È l’allarme lanciato dal Comitato di Collegamento del Comune di Tripoli Centro, che in un documento diffuso nelle ultime ore ha parlato di una situazione “esplosiva”, con la possibilità concreta che un nuovo conflitto armato possa scoppiare da un momento all’altro.

Nel testo, il Comitato descrive il delicato lavoro di mediazione messo in campo per contenere l’escalation, attraverso contatti diretti con le diverse fazioni in conflitto. Tuttavia, gli sforzi finora non hanno portato a risultati tangibili: nessuna delle parti ha fornito garanzie ufficiali sulla cessazione delle ostilità, e il rischio concreto è quello di una nuova guerra civile urbana.

Il premier della Libia, Dabaiba, pronto a combattere

Un passaggio particolarmente preoccupante del documento riguarda il Primo Ministro del Governo di Unità Nazionale, Abdelhamid Dabaiba, il quale – secondo quanto riferito dal Comitato – avrebbe comunicato che, “date le circostanze attuali”, si sente costretto a combattere. Un’affermazione che lascia intendere la difficoltà crescente nel mantenere un equilibrio tra diplomazia e interessi armati.

Il Comitato ha dichiarato di aver trasmesso a tutte le fazioni la richiesta pressante dei residenti della capitale: nessun combattimento in città e l’uscita immediata di tutte le formazioni armate, senza eccezioni. Tuttavia, la realtà sul terreno racconta un’altra storia.

Secondo i dati condivisi dal gruppo civico, nella sola regione occidentale della Libia operano circa 27 apparati di sicurezza e 10 brigate militari, la maggior parte delle quali non risponde al potere centrale e agisce in modo autonomo. Una frammentazione militare che, secondo rapporti delle Nazioni Unite, rappresenta un ostacolo decisivo alla stabilizzazione del paese.

La pace promessa, la guerra preparata

Il Comitato denuncia anche la contraddizione che regna tra dichiarazioni e azioni delle fazioni armate. “Tutti dichiarano di voler la pace – si legge nel documento – ma si stanno preparando alla guerra. Nessuna delle parti è in grado di eliminare l’altra. I civili sono i principali perdenti”.

Il tono del messaggio è quello di un ultimo appello prima del baratro. Gli attivisti chiedono ai cittadini di Tripoli di scendere in piazza per esercitare pressione sulla politica e sulle milizie, e invitano chiunque abbia un figlio coinvolto nei gruppi armati a farlo allontanare immediatamente.

Le richieste per evitare il peggio

Il Comitato ha presentato un pacchetto di proposte per riportare ordine nella capitale. Tra queste: divieto assoluto di combattimenti all’interno della città; evacuazione delle formazioni armate dalle loro sedi, che dovrebbero essere riconsegnate al Consiglio municipale per fini civili; rafforzamento della Direzione della Sicurezza di Tripoli, riconosciuta come unica autorità legittima per il mantenimento dell’ordine, in coordinamento con lo Stato Maggiore.

Il Comitato ha sottolineato le difficoltà incontrate durante i colloqui con le parti in conflitto, lamentando di non essere riuscito finora ad avviare un confronto diretto con il Consiglio Presidenziale libico.