Monsignor Vincenzo Paglia indagato a Terni per un buco da 20 milioni nei conti della diocesi umbra. Lui si difende: soldi spesi per il restauro di 53 chiese. Ma spunta anche un prestito dello Ior alla diocesi

di Emiliano Fittipaldi e Stefania Maurizi da espresso.repubblica.it

Monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia ed esponente di spicco della Comunità Sant’Egidio, risulta iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Terni nell’ambito dell’inchiesta che punta a far luce sulla presunta voragine nei conti della Diocesi umbra, di cui Paglia è stato vescovo per dodici anni a partire dal 2000, prima di venire chiamato a Roma nel giugno 2012. Lo rivela l’Espresso in edicola venerdì. Da mesi indiscrezioni giornalistiche ipotizzano che il buco potrebbe superare i 20 milioni di euro. Al centro delle indagini, coordinate dal procuratore ternano Elisabetta Massini e condotte dalla squadra mobile di Terni e dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, c’è anche un lungo elenco di operazioni immobiliari. Gli investigatori sono abbottonati, e ad oggi non si conoscono i motivi che hanno spinto la procura a iscrivere Paglia nel registro degli indagati. Contattato da “L’Espresso”, l’arcivescovo esclude di aver mai ricevuto un avviso di garanzia. Il monsignore tiene a sottolineare che a Terni ci sono due vicende distinte, che non vanno confuse.

«Da un lato quella dell’indebitamento della mia diocesi, dall’altra la storia del castello di cui si sono occupati i giornali e la procura. Io sono cosciente, ora come allora, che nei miei anni di vescovado a Terni l’indebitamento bancario della diocesi è arrivato a otto milioni di euro, a cui vanno aggiunti 3,5 milioni provenienti dalla vecchia gestione e 4 in pancia alle parrocchie, che la diocesi si è accollata. Ma sono soldi spesi per lavori nei complessi parrocchiali, per il restauro di 53 chiese e la costruzioni di oratori e strutture per i poveri, senza dimenticare le uscite necessarie alla vita della curia». All’Espresso risulta che qualche settimana fa lo Ior ha deliberato un prestito infruttifero a favore della diocesi di Terni di circa 12 milioni di euro, che serviranno a coprire l’esposizione con le banche creditrici. Dalla vicenda del castello di Narni, invece, il consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio si tira fuori: «Era fine 2009. L’allora sindaco di Narni mi chiese se la diocesi fosse interessata all’acquisto del castello, che in realtà è un convento con una chiesa ancora officiata. Inizialmente dicemmo che eravamo interessati. Ma, visto i problemi economici che avevamo, declinammo subito l’invito. Come diocesi uscimmo dall’operazione, e da allora la diocesi è stata totalmente estranea». Paglia, in pratica, sostiene che l’istituto e i suoi vecchi dipendenti abbiano continuato da soli a fare i loro affari.