Roberto Formigoni in fuga dalle telecamere di Non è l’Arena per non parlare del vitalizio. Ieri Cristina Mastrandrea ha intercettato a Milano l’ex presidente di Regione Lombardia.
Non è l’Arena: il video di Formigoni che scappa dalle telecamere per non parlare del vitalizio
Formigoni prima cerca di non rispondere e guarda il telefonino, rispondendo poi alla telefonata di una persona. Poi minaccia la giornalista di querelarla perché ha detto che il suo vitalizio ammonta a settemila euro. “Ha fatto una dichiarazione diffamatoria”, aggiunge. “Non insistete”, dice alla fine a Cristina Mastrandea, autrice del servizio.
Il 18 maggio scorso, dopo due ore scarse di discussione, con tre voti a favore (il presidente forzista Luigi Vitali e i due leghisti Ugo Grassi, ex Movimento 5 Stelle, e Pasquale Pepe) e due contrari (Valeria Valente, Pd, e Alberto Balboni, Fdi), il consiglio di garanzia del Senato ha confermato ieri sera la sentenza di primo grado con cui lo scorso 15 aprile è stato restituito il vitalizio a Roberto Formigoni, l’ex governatore della Lombardia oggi agli arresti domiciliari dopo la condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione.
Oltre a Valente e Balboni, la composizione della Commissione Contenziosa del Senato ci dice che i tre voti sono stati dati da Luigi Vitali dell’Udc, da Ugo Grassi che è iscritto alla Lega dopo essere entrato in Parlamento con il MoVimento 5 Stelle e da Pasquale Pepe, altro parlamentare leghista. Lega e Forza Italia hanno vinto in primo grado, Lega e Forza Italia nel secondo. Con il voto determinante, in entrambi i casi, dei due transfughi M5S passati con Salvini. Ovvero Alessandra Riccardi e Ugo Grassi, avvocato la prima e ordinario di diritto civile il secondo. Paradossalmente, proprio la battaglia-chiave del M5S sul reddito di cittadinanza è diventata la principale argomentazione per mettere in salvo le pensioncine dei condannati.