Nuove truffe agli anziani. Presa la banda del tocomocho. Finti biglietti della lotteria in cambio di soldi. E per i raggiri i peruviani usavano pure l’ipnosi

Ventidue arresti Rho per una serie di truffe agli anziani

Un biglietto vincente della lotteria, ceduto ad un prezzo inferiore rispetto al premio da riscuotere. Se già la premessa è più che surreale, a sorprendere è il numero di vittime finite nelle grinfie della banda di ventidue truffatori che, ieri, sono stati arrestati dai carabinieri di Rho, in provincia di Milano. Ben ottantanove i colpi messi a segno dal gruppo, composto da tre italiani, un egiziano e diciotto sudamericani, attraverso l’uso del famigerato trucco del tocomocho.

A scoprire il raggiro, molto usato in Perù ma fino a ieri pressoché sconosciuto in Italia, era stato uno scoop del Fatto Quotidiano che ne aveva documentato il diffondersi incontrollato nel Belpaese. Una tecnica tanto assurda quanto efficace in cui i criminali, aggirandosi principalmente per i mercati rionali, adocchiavano gli anziani, puntando quelli all’apparenza indifesi. Decisa la vittima, i malviventi entravano in azione sfruttando la tecnica del tocomocho ovvero una truffa molto diffusa in Sudamerica che consiste nel far credere ai truffati di essere pronti a dare loro un biglietto della lotteria vincente in cambio di una somma di denaro, chiaramente inferiore al premio.

Per rendere credibile la stravagante proposta, i criminali spiegavano alla vittima di turno che, essendo stranieri ed avendo problemi con i propri documenti, per loro sarebbe stato impossibile ritirare la vincita. Tanto bastava per convincerli sulla bontà di quanto raccontato dai truffatori, come accertato dai pubblici ministeri David Monti e Laura Pedio, e quindi a sganciare il malloppo. Del resto per le anziane badanti, spesso sole e obbligate ad una vita di rinunce, quanto proposto appariva come l’occasione della vita con cui dire addio agli stenti patiti nella vita di tutti i giorni.

LA BANDA – A capo del gruppo di ventidue persone, c’erano undici peruviani, nove uomini e due donne, tutti irregolari in Italia e senza fissa dimora. Nonostante la loro base operativa fosse a Milano, gli ottantanove colpi messi a segno tra gennaio e luglio riguardavano l’intero Nord Italia, spingendosi fino a Roma. Secondo quanto scoperto dai pubblici ministeri di Milano, la banda aveva pensato davvero a tutto. Così, tra gli organici, figuravano anche quelle persone che riuscivano a far sparire, in men che non si dica, la refurtiva dei numerosi colpi messi a segno. Per farlo, si servivano della complicità di un ricettatore egiziano e di due italiani, titolari di altrettanti Compro oro in viale Monza.

L’INCHIESTA – Eppure la banda non ricorreva al solo trucco importato dal Sud America. Il gruppo, infatti, aveva a propria disposizione un vero e proprio campionario di tecniche per truffare ignare vittime. Così alcuni si erano specializzati nel tocomocho mentre altri ricorrevano all’uso dell’ipnosi. Sembra incredibile ma alcune ladre riuscivano a far compiere alle proprie vittime azioni che altrimenti non avrebbero mai fatto, come recarsi al bancomat per ritirare quanto più denaro possibile e consegnarglielo oppure invitare a casa i rapinatori.

In ogni caso il risultato era identico: i risparmi di una vita andavano in fumo e l’anziano di turno non ricordava più nulla dell’accaduto. Vittime che anche dopo aver visto le registrazioni, grazie alle telecamere di sicurezza poste negli sportelli bancomat, stentavano a credere a quanto mostrato in video. Ma potrebbe non essere tutto perché gli inquirenti hanno anche un ulteriore e terribile sospetto, ancora tutto da verificare. Nei loro colpi, infatti, i criminali potrebbero aver utilizzato anche lo stratagemma del cosiddetto alito del diavolo, consistente in un potente mix di sostanze stupefacenti capaci di far perdere, a chi la assume, la memoria delle ultime ore.