Da lunedì la scuola rischia il collasso. La Campania sconfessa Draghi e chiude elementari e medie. De Luca guida la rivolta delle Regioni

Parte dalla Campania la rivolta delle Regioni contro le nuove misure anti-Covid di Draghi. Da lunedì la scuola rischia il caos.

Il decreto approvato qualche giorno fa con la nuova stretta sull’obbligo vaccinale e l’imposizione del Super Green Pass sui luoghi di lavoro agli over 50 (leggi l’articolo) non ha fornito le risposte a tutte le questioni aperte in materia di emergenza sanitaria, economica e sociale. Molti i fronti che rimangono aperti e che esigono una risposta. Scuola, smart working, ristori, prolungamento della Cig, equiparazione della quarantena alla malattia, sono temi caldi che fanno discutere e su cui il governo e le istituzioni, complice anche una mancata campagna informativa chiara e trasparente, continuano a procedere in ordine sparso.

IN CLASSE. Il mondo della scuola è in fibrillazione. Se il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ribadisce la linea del “Nessun ripensamento sul ritorno a scuola in presenza”, amministrazioni locali, ordine dei medici, sindacati e presidi chiedono di rinviare, di posticipare di almeno 15 giorni il ritorno tra i banchi. Lo stesso Guido Rasi, consulente del Commissario Figliuolo, ha dichiarato: “Per me due settimane di Dad sarebbero molto importanti” (leggi l’articolo).

Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, passa alle vie di fatto annunciando la non riapertura per le medie e le elementari. Ma il Governo reagisce immediatamente annunciando l’intenzione di impugnare la decisione ma sarà necessario un passaggio in Consiglio dei ministri al momento fissato per il 13 gennaio (leggi l’articolo).

“L’unica novità sul fronte delle scuole è il caos”, dichiara il presidente del Veneto, Luca Zaia. Che prevede molte classi in didattica a distanza con anche il problema della sostituzione dei docenti in quarantena, in malattia o sospesi perché non vaccinati. E poi sarà da verificare sul piano didattico l’organizzazione per quegli studenti non immunizzati che andranno in Dad rispetto ai loro compagni che rimarranno in presenza.

LAVORO AGILE. Sullo smart working la circolare firmata dai ministri del Lavoro Orlando e della Pa Brunetta è considerata da più fronti debole. Il testo rivolto alle pubbliche amministrazioni e alle imprese private raccomanda il massimo utilizzo, nelle prossime settimane, della flessibilità prevista dagli accordi contrattuali in tema di lavoro agile. Ma si tratta appunto di una semplice raccomandazione perché ogni singola amministrazione possa concedere al dipendente di prestare da casa il 49% del proprio lavoro. Che è la percentuale che deriva dallo stesso decreto Brunetta, che prevede la prevalenza del lavoro in presenza.

Insomma il ministro di Forza Italia vuole tutto fuorché un ritorno generalizzato alle regole emergenziali sebbene la situazione della curva epidemiologica lo richieda. I sindacati intanto sono tornati all’attacco per chiedere di confermare almeno fino al 31 marzo tutte le tutele previste per l’emergenza epidemiologica come la Cassa integrazione, la quarantena equiparata alla malattia e il congedo per i genitori costretti a casa ad accudire un figlio positivo al Covid.

SOSTEGNI. E poi c’è il problema dei ristori, o sostegni come li ha ribattezzati Draghi, per aiutare i settori in affanno come turismo e discoteche. Non solo. Italo e 10 aziende di trasporto su gomma, tra cui Itabus e Flixbus, si aggiungono alla lista di chi chiede nuovi aiuti. Il nuovo decreto si dovrebbe fare con fondi già a disposizione e non si prevede in questa fase di chiedere al Parlamento un nuovo scostamento di bilancio. La cifra del supporto si aggirerebbe sui 2 miliardi. Ma i partiti di maggioranza protestano: pochi, bisogna fare di più.

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