Taglia e cuci sulla sicurezza. Il decreto anti-Isis di Renzi è tutto un bluff. Il miliardo stanziato per difesa e ordine pubblico riduce solo i tagli della legge di Stabilità

Taglia e cuci sulla sicurezza. Il decreto anti-Isis di Renzi è tutto un bluff

di Carmine Gazzanni

A leggere alcuni passaggi del discorso che Matteo Renzi ha tenuto martedì scorso per lanciare il decreto antiterrorismo, non si può che applaudire: “Occorre una risposta che non sia soltanto emotiva – ha detto il premier – Chi crede che le lacrime siano inutili è un robot, non un uomo. Noi abbiamo il dovere di restare umani. Ma asciugate le lacrime, è tempo di reagire”. Un copione perfetto, dalla tinte shakesperiane che toccano al cuore. Ma questa volta non si può biasimare nulla al Presidente “tutto tweet e pochi fatti”. Perché questa volta i “fatti” ci sono. Dati alla mano, infatti, il decreto assegna un miliardo alla cultura e un miliardo alla sicurezza, perfettamente bilanciati. Perché “per ogni euro in più investito in sicurezza, ci deve essere un euro in più investito in cultura. Non può esistere una risposta solo securitaria”.

ABRACADABRA RENZI – Peccato però che in realtà il miliardo stanziato da Renzi non aggiunga assolutamente nulla ai fondi stanziati per ordine e sicurezza. Semmai, riduce il danno. Incredibile, si dirà. E invece no. Per capire di cosa stiamo parlando, bisogna leggere lo stanziamento di un miliardo insieme alle tabelle allegate alla legge di stabilità 2016. Ed ecco che scopriamo l’inghippo. Se infatti il decreto, nel dettaglio, assegna 150 milioni di investimenti in cyber security, 50 milioni per rinnovare la strumentazione delle forze dell’ordine, 500 milioni per la difesa e ulteriori 300 milioni da distribuire a suon di “80 euro” alle donne e agli uomini delle forze dell’ordine, per un totale appunto di un miliardo tondo, i fondi del ministero dell’Interno per il capitolo “Ordine pubblico e sicurezza” sono stati tagliati rispetto al 2015 di ben 491 milioni di euro (come documentato già dal nostro giornale nell’edizione del 10 novembre). Ma non basta. Perché al primo taglio si aggiunge quello che invece peserà sul ministero diretto da Roberta Pinotti. Il capitolo “Difesa e sicurezza del territorio”, infatti, verrà sforbiciato, rispetto al 2015, di ben 864 milioni di euro. I conti sono facili da fare. Tabelle alla mano, per il 2016 avremo a disposizione un miliardo 355 milioni di euro in meno sui capitoli di spesa riguardanti la nostra difesa, la sicurezza e l’ordine pubblico. Esattamente quei capitoli su cui è intervenuto Matteo Renzi con il decreto antiterrorismo di martedì. Che, dunque, limita il danno ma non sana assolutamente nulla. Non ci resteranno nemmeno le briciole, ma un buco solo in parte risanato rispetto al 2015. Perché resterà, a conti fatti, una sforbiciata di 355 milioni di euro.

ANNI BUI – Insomma, la realtà è notevolmente differente da com’è stata presentata dal premier in conferenza stampa. In questi casi, qualcuno dirà, è bene guardare il bicchiere mezzo pieno: si è limitato il danno tenendo conto anche della minaccia terroristica. Vero. E, forse, converrebbe cercare di essere ottimisti perché se dovessimo guardare, malauguratamente, agli anni avvenire le tabelle disegnano un quadro ancora più fosco. Per quanto riguarda infatti il capitolo “Ordine pubblico e sicurezza”, infatti, scopriamo che, paragonando quanto stanziato per il 2015 a quanto previsto per il 2017, i tagli salgono da 491 a 578 milioni. Se, ancora paragoniamo il fondo di quest’anno con quello del 2018, ecco che la mannaia tocca quota addirittura 627 milioni di euro. Una disastro, insomma. Stesso discorso anche per quanto riguarda il capitolo “Difesa e sicurezza del territorio”. Rispetto al 2015, nel 2017 i tagli toccheranno quota 913 milioni, mentre nel 2018 969 milioni di euro. Ecco, allora, che il miliardo sbandierato da Renzi come un surplus stanziato giustappunto per il pericolo terrorismo, impallidisce, si rimpiccolisce. E si presenta per quello che è: una toppa. Troppo piccola per coprire un buco che negli anni si è via via accresciuto e che, conti alla mano, anche questo Governo tende ad accrescere.

@CarmineGazzanni