Stop al vitalizio dei condannati. Bagarre al Pirellone su Formigoni. Mozione M5S scatena la rissa. Ma il Consiglio regionale non decide e rinvia la seduta

Una mozione del M5S sul caso Formigoni scatena la rissa. Ma il Consiglio regionale della Lombardia non decide e rinvia la seduta.

Stop al vitalizio dei condannati. Bagarre al Pirellone su Formigoni. Mozione M5S scatena la rissa. Ma il Consiglio regionale non decide e rinvia la seduta

“Ai lombardi meno sanità, al Celeste soldi in quantità”, “basta danà ai condannati” e “con la Lega meno ristori ma più vitalizi”. Questi alcuni degli striscioni che ieri sono stati esposti dai consiglieri lombardi del Movimento 5 Stelle, scatenando la bagarre in Consiglio regionale, per protestare contro la decisione della Commissione Contenziosa del Senato che ha annullato la delibera Grasso del 2015 e restituito il vitalizio all’ex parlamentare ed ex governatore Roberto Formigoni (leggi l’articolo).

Un vero e proprio fuori programma con cui i grillini hanno presentato una mozione urgente, a prima firma Dario Violi, “che impegna il presidente della Giunta regionale e l’assessore competente in materia a farsi promotori presso le istituzioni centrali di una doverosa uniformità di trattamento, anche per i parlamentari della Repubblica, nell’esclusione dell’erogazione dell’assegno vitalizio per i soggetti condannati” e “a farsi promotori presso il governo di una celere revisione della disciplina”.

Urgenza che, però, non è stata ammessa dal Consiglio che ha preferito rinviare la discussione ad una futura occasione nonostante il consigliere e capogruppo di M5S in Lombardia, Massimo De Rosa, aveva spiegato che “non sta né in cielo né in terra che i politici condannati si intaschino il vitalizio mentre chi offre volontariamente un servizio meritorio al Paese si veda tolta la pensione”. Lo stesso grillino che ha commentato il rinvio della mozione spiegando che evidentemente “il centrodestra continua a difendere i privilegi persino per coloro che sono stai condannati definitivamente”.

QUESTIONE SPINOSA. Quel che è certo è che la decisione con cui la Commissione Contenziosa del Senato ha dato il via libera al ripristino del vitalizio per Formigoni, su cui grava una condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione, è destinata a far parlare a lungo per via dell’abolizione della delibera Grasso che aveva eliminato il beneficio per i condannati. Sulla vicenda è intervenuto, con un’intervista al Fatto Quotidiano, proprio l’ex presidente del Senato, Pietro Grasso, secondo cui il vitalizio a Formigoni è un vulnus enorme e per questo ha chiesto alla Corte Costituzionale di intervenire.

“La Commissione mi ha meravigliato soprattutto da un punto di vista procedurale” precisa Grasso in quanto “essa può decidere sul caso concreto o può sospendere la decisione e indicare al Consiglio di Presidenza la necessità di modificare la delibera, magari nel senso di riconoscere una minima ai casi di vera indigenza. Ma non può assolutamente annullare un provvedimento avente carattere generale come appunto la delibera del 2015”. A preoccuparlo, però, è soprattutto il fatto che venendo meno la delibera “anche i senatori condannati per mafia o terrorismo potranno riprendere ad avere il vitalizio”.

Dello stesso avviso l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Dino Giarrusso, secondo cui “il ricorso alla Corte Costituzionale contro la decisione della Commissione Contenziosa del Senato che ha restituito il vitalizio al condannato Formigoni, è un atto necessario e che va presentato il prima possibile”. Un impegno contro i vitalizi, i quali la legge assimila a un contributo pensionistico, per il quale lo stesso Giarrusso preannuncia battaglia: “Faremo di tutto per eliminare questo privilegio medievale, oggi ancora più odioso agli occhi dei cittadini viste le sofferenze e i sacrifici che questa pandemia sta imponendo”.