Tangenti a Milano, il gip sfida il forzista Sozzani. L’accusa: il parlamentare ha eluso le indagini usando l’immunità

C’è da chiedersi se qualcuno alla Camera non stia provando un profondo senso dell’imbarazzo. Eh già perché se il 18 settembre scorso l’Aula aveva risposto con un “no grazie” ai pm che chiedevano l’autorizzazione all’arresto del deputato di Forza Italia, Diego Sozzani, ieri, dopo poco più di un mese, sulla questione è intervenuto anche il gip di Milano, Raffaella Mascarino. E lo ha fatto rigettando l’istanza di revoca degli arresti domiciliari che erano stati chiesti, ma come detto poco sopra non concessi, dalla difesa del parlamentare.

Non ci sarebbe granché da dire se non fosse che il giudice ha bocciato la richiesta mettendo nero su bianco motivazioni a dir poco dure che puntano il dito su Sozzani, il quale ha deciso con “scarsa trasparenza” di non fornire ai pubblici ministeri, che lo indagano per finanziamento illecito nell’ambito della cosiddetta tangentopoli lombarda, “la propria versione” dei fatti. Così, pur di evitare di dover rispondere della propria condotta, il forzista ha “preferito” farsi “scudo dell’immunità parlamentare di cui gode”.

Al parlamentare viene contestata una presunta mazzetta da 10 mila euro che gli sarebbe stata corrisposta, a marzo 2018, dall’imprenditore Daniele D’Alfonso. Un’ipotesi investigativa che proprio quest’ultimo, titolare della Ecol service, aveva confermato ai pubblici ministeri nel corso di un faccia a faccia in cui aveva parlato del sistema di bustarelle da lui stesso definito con semplicità disarmante “una semina”. Accuse che, secondo il gip, sono confermate anche da alcune intercettazioni e verbali che evidenziano un quadro indiziario “corroborato sotto ogni aspetto” dalle indagini.

Ma c’è di più perché quel finanziamento non ha “costituito un episodio isolato nella condotta politica ed imprenditoriale dell’Onorevole Sozzani” e la prova di ciò emerge da uno dei verbali resi da Nino Caianiello, il presunto burattinaio della tangentopoli lombarda. Ma la cosa più grave, stando alla ricostruzione del gip milanese, è che il forzista ha “mantenuto i contatti con i principali protagonisti dell’indagine” sul giro di appalti e tangenti in Lombardia. Non solo, secondo il gip ha “continuato a condividere con essi le modalità operative” ricostruite nell’ordinanza dello scorso aprile “improntate alla corruttela, alle turbative di gara ed al finanziamento illecito”.