Test antidroga ai parlamentari, la Meloni raccoglie la sfida lanciata dalla Dadone. “Noi non ci siamo tirati indietro. Aspettiamo gli altri”

I parlamentari di Fratelli d'Italia hanno raccolto la sfida lanciata dalla ministra Dadone recandosi a fare il test antidroga.

Test antidroga ai parlamentari, la Meloni raccoglie la sfida lanciata dalla Dadone. “Noi non ci siamo tirati indietro. Aspettiamo gli altri”

“Il Ministro Dadone ci ha sfidato a fare il test antidroga e noi non ci siamo tirati indietro”. È quanto scrive in un post su Facebook la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, a proposito della proposta lanciata ieri dalla ministra delle Politiche Giovanili, Fabiana Dadone.

“Questa mattina – ha detto ancora la Meloni -, insieme ai Parlamentari di Fratelli d’Italia, ci siamo sottoposti volontariamente al prelievo in piazza Montecitorio. Ora mi aspetto che tutti gli eletti del Movimento Cinque Stelle e di tutti gli altri partiti facciano lo stesso. Pensiamo sia importante dare un segnale ai cittadini di serietà e responsabilità”.

Ieri la ministra delle Politiche Giovanili Dadone su Facebook ha mostrato le foto del suo test del capello per la droga. Come aveva promesso, e nonostante nessuno degli esponenti politici che la attaccava l’abbia seguita, Dadone ha deciso di sottoporsi al test. Anche per festeggiare l’assoluzione di Walter De Benedetto.

“Noi di @FratellidItalia siamo liberi dalla droga – ha scritto su Twitter la parlamentare di FdI, Daniela Santanchè pubblicando le foto mentre faceva anche lei il test antidroga -, mai schiavi. Il ministro 5 stelle Dadone ci sfida a fare il test antidroga? Sfida accettata. Adesso però si sottopongano anche i suoi colleghi grillini!”.

Il test del capello per la droga della ministra Fabiana Dadone (per festeggiare Walter De Benedetto).

“Oggi è un giorno storico” – ha scritto Dadone su Facebook. “Walter De Benedetto aveva allestito una serra di marijuana per usare la sostanza a scopo terapeutico e lenire i dolori. “Quella serra non era reato” e quindi oggi è arrivata l’assoluzione perché “il fatto non sussiste”. Questa sentenza è naturale, ovvia, scontata così come sono irrazionali le argomentazioni di chi dice che i malati hanno accesso alla cannabis terapeutica in Italia e che va tutto bene. In Italia ad oggi i malati sono costretti a battaglie legali perché abbiamo troppi legislatori che rifiutano pregiudizialmente un confronto nel merito”.