Totti, un altro anno di contratto e passa tutto. Il capitano ha agito di pancia. Spalletti ha fatto il dinamitardo permaloso. E la società? Baldissoni un pesce in barile

di Marco Castoro

L’impressione che si è avuta è quella di un marito che vuole lasciare la moglie senza essere lui a dirglielo. Ma fare in modo che lei si stanchi e prima o poi decida di andarsene. Il marito è la società As Roma. La moglie è Totti. Spalletti è l’intruso che entrando in scena ha fatto da grimaldello. Potrebbe essere questa la sintesi del Pasticciaccio di Trigoria. Un incidente da concorso di colpe. Uno scivolone di gruppo. Totti ha sbagliato a rendere pubblico il suo maldipancia. Ha agito senza pensare alle conseguenze. Da Pupone. Essere punito con l’esclusione è un affronto che l’ha spiazzato. L’ha fatto atterrare senza paracadute. Anche Spalletti ha reagito di pancia. Poteva fare come gli arbitri intelligenti che fingono di non aver sentito. Totti non è uno come gli altri. Dovrebbe saperlo. Anzi ricordarsi che se è diventato Spalletti è pure merito del capitano. La reazione di chi gestisce un gruppo non può essere quella di mettere fuori il disturbatore in maniera così esclatante. Un boomerang, alla vigilia di una partita da giocare all’Olimpico. Bastava fare la voce grossa a quattr’occhi e punirlo mettendolo in panchina senza farlo giocare. Poteva motivare la decisione come una scelta tecnica. In fondo Totti mica ha fatto un gesto eclatante in campo contro l’allenatore.

POCO CHIARI
La società è la più colpevole di tutti. Non è stata chiara sul rinnovo del contratto. Si è giustificata nascondendosi dietro un cespuglio. Il dg Baldissoni ha fatto l’ennesima figura impacciata. Sembrava Gatto Silvestro con le unghie sul muro. A Trigoria sapevano dell’intervista, l’hanno autorizzata al sabato prima della partita. Potevano farla slittare al lunedì con la scusa proprio della partita. E sicuramente Totti non avrebbe detto le stesse cose, anche perché contro il Palermo avrebbe giocato. Giocare già. Perché Totti vuole giocare. Si sente ancora un calciatore. Non si vede ancora come dirigente. Non è facile per il prim’attore del palcoscenico scendere di colpo. Di colpo perché il capitano non ha ancora pensato all’exit strategy, come avrebbe dovuto fare visti i suoi 40 anni. E quando si va avanti così si rischia di ritrovarsi vecchio all’improvviso. Perché te lo dicono. È capitato a Maldini e Del Piero, due altre bandiere il cui tramonto non è stato come speravano. Per lo juventino la società e il calciatore annunciarono assieme la separazione. Problemi pure per Baggio, Antognoni e Ronaldo. Solo nel passato le bandiere sono state rispettate (Riva, Rivera, Mazzola, Facchetti). Ultimamente Zanetti con l’Inter non ha avuto problemi.

NON VUOLE SMETTERE
“La mia testa mi dice di continuare”, ha detto Totti a Donatella Scarnati di Raisport. Si sente bene, è pronto a giocare. Però nonostante la sua classe lo vedono tutti che non corre più come gli altri. È vero che fa correre la palla, però diventa un sacrificio per i polmoni dei suoi compagni. Non ha detto che Spalletti deve farlo giocare ma che lui merita rispetto. Spalletti, permaloso come pochi, si è infastidito. Probabilmente perché il capitano ha fatto capire che si sarebbe aspettato dal tecnico amico un trattamento diverso dagli altri. E quei 3 minuti giocati alla fine di Roma-Real sullo 0-2 non è che fossero un esempio di rispetto. Sono cose che fanno indispettire. Certo se Totti riuscisse a capire che può giocare 15 minuti ed essere decisivo (come Del Piero ieri e Cassano oggi) sarebbe tutto più facile. Pallotta può ricucire lo strappo con un rinnovo di un altro anno. Ma Totti deve capire.