Tutti contro l’Eurovision “pro-Israele”

Manifestazioni, sit-in, boicottaggi ormai non si contano più all'Eurovision. Tutti diretti contro la partecipazione di Israele e pro-Gaza

Tutti contro l’Eurovision “pro-Israele”

Non mettete in onda l’Eurovision Song Contest perché Israele sta partecipando alla competizione per rifarsi un’immagine davanti al mondo, facendo dimenticare le miglia di vittime di Gaza. È la richiesta del nutrito gruppo di manifestanti che sabato mattina ha occupato la sede della televisione finlandese Yle a Pasila, Helsinki. I manifestanti sono rimasti nell’atrio della sede di Yle per alcune ore gridando alcuni slogan, ha riferito in una nota l’emittente finlandese, e se ne sono andati dopo le undici del mattino. Nel comunicato stampa i manifestanti affermano che Israele ha una vetrina per lucidare la propria immagine all‘Eurovision.

I fischi durante le prove dell’israeliana Eden Golan

Sempre sabato mattina una salva di fischi ha accompagnato le prove di Eden Golan, la concorrente israeliana, in vista della finale dell’Eurovision in programma stasera a Malmo, in Svezia. Rinforzi della polizia sono arrivati da tutto il Paese, ma anche dalla Danimarca e dalla Norvegia per garantire la sicurezza dell’evento, per il quale sono attesi quasi 100.000 fan provenienti da 90 paesi.

Attesi in 20mila per contestare il governo di Tel Aviv

La polizia stima che fino a 20.000 persone potrebbero manifestare durante la giornata contro la partecipazione israeliana nella città che ospita la più grande comunità di origine palestinese della Svezia.

Golan favorita per la vittoria finale

La cantante israeliana Eden Golan, 20 anni, si era aggiudicata giovedì sera il biglietto per la finale con il brano “Hurricane”, la cui versione iniziale ha dovuto essere modificata perché ritenuta alludente all’attacco di Hamas del 7 ottobre. “È davvero un onore essere qui a presentarci con orgoglio”, aveva esultato giovedì Golan, favorita per la vittoria dietro la Croazia. Golan aveva anche assicurato che la sua canzone “Hurricane” parla “di una ragazza che attraversa i propri problemi, le proprie emozioni”. Prima della semifinale, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che Eden ha “già vinto”, acclamandola in un videomessaggio per aver “affrontato con successo un’orribile ondata di antisemitismo”.

La richiesta di boicottaggio della Spagna

Venerdì, il partito spagnolo di estrema sinistra Sumar – la cui leader Yolanda Diaz è la numero tre del governo – ha lanciato una petizione per chiedere l’esclusione di Israele dalla finale “in un momento in cui le sue truppe stanno sterminando il popolo palestinese e distruggendo tutti i Paesi regione”. Berlino ha risposto considerando “le richieste di boicottaggio contro la partecipazione degli artisti israeliani totalmente inaccettabili”, mentre Parigi ha sottolineato da parte sua che “la politica non ha posto all’Eurovision“.

Gli artisti chiedono il cessate il fuoco

Ma la neutralità rivendicata dalla manifestazione viene continuamente messa in discussione. Durante le serate, seguite da decine di milioni di telespettatori in 26 Paesi, nove partecipanti, sette dei quali in finale, hanno chiesto un cessate il fuoco duraturo a Gaza. Martedì, il cantante svedese Eric Saade è apparso con il braccio cinto da una kefiah palestinese. E venerdì il rappresentante dei Paesi Bassi Joost Klein, che giovedì sera aveva espresso il suo disappunto per essere stato affiancato a Golan, non era stato ammesso alla prova generale.

I sindacati della televisione pubblica fiamminga VRT hanno interrotto brevemente la trasmissione giovedì sera per diffondere un messaggio che condannava “le violazioni dei diritti umani da parte dello Stato di Israele”. Un’azione condannata dall’organizzazione del festival, che l’anno scorso aveva vietato al presidente ucraino Volodymyr Zelensky di parlare durante la competizione, in nome della neutralità politica. Secondo il regolamento, nell’arena è vietata qualsiasi bandiera diversa da quella dei partecipanti, così come qualsiasi striscione con un messaggio politico.