Un passo avanti e uno indietro. Ritirata Iv pure su Quota 100. I renziani ci ripensano ora la misura non va più eliminata. E intanto arriva l’accordo anche sulla legge elettorale

Un passo in avanti, uno indietro, uno di lato. Massimo D’Alema, acerrimo nemico di Matteo Renzi, ironizzando su quanto gli chiedessero di fare, anni fa, disse che sembrava di essere a una scuola di tango. Ed è proprio un tango quello che sembra stia ballando l’ex rottamatore in questi giorni. Se, da un lato, minaccia fuoco e fiamme dentro e fuori il Parlamento con comparsate televisive e minacciose conferenze stampa, dall’altra non manca di presenziare a tutti i tavoli tematici di governo. Per non parlare dell’intesa raggiunta ieri sul Germanicum, la nuova legge elettorale proporzionale da cui dipende la sopravvivenza politica di Iv, il cui primo Ok in commissione è previsto prima del referendum del 29 marzo.

Altro segnale: persino il 13 febbraio, giorno dello strappo istituzionale (quando Renzi ha ordinato ai suoi ministri di disertare il Cdm), Iv non ha mancato di partecipare al secondo tavolo tematico su Agenda 2023. Idem ieri: renziani presenti ai tavoli su scuola e salute. E ancora. Se, da una parte, Iv conferma di voler dichiarare guerra ai poveri, attaccando il Reddito di cittadinanza dei 5Stelle, dall’altra si rimangia la battaglia su Quota 100. Che per il renziano Camillo D’Alessandro adesso non è più da “eliminare” ma solo da “verificare” per capire se si possono “liberare risorse per altro”. Per non parlare della ministra renziana Elena Bonetti (nella foto) che ha garantito: Iv non rompe con il governo “ma cerca una sintesi positiva”.

E, citando il lavoro che si sta facendo sulle misure per le famiglie, ha sottolineato la sinergia con la ministra Nunzia Catalfo, sponsor ufficiale per il M5S della proposta sul salario minimo. Qualcosa non torna. Soprattutto se si legge la enews che Renzi verga dalle montagne innevate dell’Himalaya tra minacce e vittimismo: “Una parte del governo e della maggioranza ha lavorato per tutta la settimana per buttarci fuori”. “Io non voglio andare a elezioni”, chiarisce e, insieme, indica la rotta: “Se cade il Conte bis, ci sarà un nuovo governo”. Nessuna voglia di sfiduciare Conte, puntualizza, salvo subito dopo avvertire: “Non condividiamo la battaglia sulla prescrizione. E faremo valere su quella i nostri numeri”. Sullo sfondo lo spettro della sfiducia al Guardasigilli: “Bonafede farebbe bene a fermarsi, prima di combinare il patatrac”.

Al Senato, in Aula, oggi arriverà il dl intercettazioni. Il governo progetta di blindarlo con la fiducia contro l’altissimo rischio rappresentato dall’emendamento di FI che cancella la Bonafede sulla prescrizione e che Iv voterebbe a favore. Renzi con i suoi 17 senatori può mandare la maggioranza sotto. Ma c’è chi non è pronto a scommettere neanche un centesimo sulla compattezza delle sue truppe, nonostante lui garantisca che non sono in vendita. E nonostante le smentite dei diretti interessati (l’ex M5S Gelsomina Vono, Donatella Conzatti), si fanno anche altri nomi. Così come continuano a circolare le voci sui “responsabili” (ex M5S, transfughi di FI e appunto di Iv) che al momento opportuno sarebbero pronti a prestare soccorso al premier. Giuseppe Conte, da parte sua, nega maggioranze alternative a quella attuale.

Ma la rottura si è consumata e ricucire con Renzi è una mission quasi impossibile. Anche se tra i dem c’è chi spinge per dare un’altra possibilità al senatore di Rignano. Che assicura: non troveranno dieci Scilipoti dentro Iv ma se dovesse nascere il Conte ter saremo felici di stare all’opposizione. In ballo c’è anche la partita delle nomine. C’è chi accusa l’ex premier di alzare i toni per strappare più nomine quando a fine marzo si rinnoveranno i ponti di comando delle partecipate pubbliche (Enel, Eni, Poste, Mps, Terna, Enav ). “Tira la corda e così facendo rischia la pelle come gli è già capitato. Ha un istinto suicida”, profetizza Massimo Cacciari.