Varata la legge Ferragni. Meloni in guerra con gli influencer per coprire i suoi disastri

Dopo il caso Ferragni arriva la legge contro la finta beneficenza. Obblighi di trasparenza e multe a chi trasgredisce.

Varata la legge Ferragni. Meloni in guerra con gli influencer per coprire i suoi disastri

Nella bulimia di decreti legge partoriti da un Consiglio dei ministri, sempre concentrato sull’attualità della cronaca, ieri è stato varato anche la cosiddetta “legge Ferragni” per la trasparenza delle iniziative benefiche. L’imprenditrice digitale Chiara Ferragni da dicembre è travolta dai sospetti su alcune sue attività di beneficenza. Prima la maxi multa milionaria per pratica commerciale scorretta da parte dell’Antitrust e l’iscrizione nel registro degli indagati per l’operazione di beneficenza con l’azienda piemontese Balocco poi l’accusa di truffa aggravata per delle uova pasquali con il suo marchio per Dolci Preziosi e per la bambola in collaborazione con Trudi lanciata sul mercato nel 2019.

Dopo il caso Ferragni arriva la legge contro la finta beneficenza. Obblighi di trasparenza e multe a chi trasgredisce

Ieri il Codacons (che Assourt aveva firmato gli esposti per truffa aggravata) ha sollevato dubbi anche sulla donazione in beneficienza effettuata dall’influencer milanese dei proventi derivati dalla collaborazione con il marchio per la ‘Capsule collection limited edition Chiara Ferragni by Oreo’. Sull’onda del clamore suscitato dalla vicenda il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso in conferenza stampa ha spiegato che il governo ha voluto colmare un vuoto legislativo.

Il disegno di legge contiene norme di trasparenza che intendono assicurare una informazione chiara quando vengono commercializzati i prodotti i cui proventi sono destinati a iniziative solidaristiche. “È stato introdotto l’obbligo di riportare sulle confezioni dei prodotti, anche tramite adesivi, alcune informazioni specifiche tra le quali importo complessivo destinato alla beneficenza, se viene predeterminato, in modo che il consumatore sappia con certezza quale parte del ricavato vada a iniziative solidaristiche”, ha detto il ministro Urso. Nel contempo i partner devono comunicare ad Agcm – che intendono realizzare questa attività promozionale ed anche il termine entro il quale ci sarà il versamento al beneficiario.

Previste multe da 5 a 50mila euro

Il provvedimento prevede che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato possa sanzionare sul piano pecuniario con multe che vanno da 5mila a 50mila euro. I proventi di eventuali sanzioni sarà destinato ad iniziative solidaristiche, che un successivo decreto definirà. Il ministro ha precisato che il decreto “non riguarda le attività da parte degli enti non commerciali per i quali resta vigente quanto previsto dal codice del terzo settore, né gli enti appartenenti alle confessioni religiose”.

Secondo gli esperti del terzo settore restano comunque dei nodi da sciogliere. Leggendo il ddl infatti sembrano sottoposti ai nuovi adempimenti anche gli enti “produttivi” come le imprese sociali, le cooperative sociali o altri Ets che non hanno scopo di lucro ma svolgono attività di interesse generale attraverso la produzione di beni destinati ad attività socialmente rilevanti. Questi enti sono già sottoposti agli adempimenti del Dm 22 luglio 2022 sia nella comunicazione che nella rendicontazione. Si rischierebbe quindi una duplicazione di obblighi che bisognerà omogenizzare.

Si teme anche il disincentivo alle piccole realtà locali che potrebbero rinunciare ad attività benefiche per non dover affrontare la mole degli adempimenti richiesti. Il rischio è che per colpire Ferragni e gli influencer in vista si complichi la vita a iniziative di dimensioni minori. Per questo si starebbe valutando una gradualità dell’applicazione delle norme. Poco dopo il Consiglio dei ministri Ferragni ha commentato il provvedimento del governo dicendosi “lieta che il governo abbia voluto velocemente riempire un vuoto legislativo”.

Per Ferragni il decreto “impedisce di cadere in errore”

“Quanto mi è accaduto mi ha fatto comprendere come sia fondamentale disciplinare con regole chiare le attività di beneficenza abbinate alle iniziative commerciali”, ha detto l’imprenditrice. Per Ferragni il decreto “impedisce di cadere in errore, ma dall’altra evita il rischio che da ora in poi chiunque voglia fare attività di beneficenza in piena trasparenza desista per la paura di essere accusato di commettere un’attività illecita”. Con la “legge Ferragni” il governo Meloni conferma ancora la sua strategia: cavalcare i casi di cronaca – soprattutto se riferiti a presunti avversari politici – per legiferare riempiendo i giornali e scaldando il dibattito pubblico. Per un paio di giorni, c’è da scommetterci, la distrazione di massa sulla Ferragni funzionerà.