Vieni avanti Juncker! Mi dimetto, anzi no. Balletto di indiscrezioni e smentite del presidente della Commissione Ue

Balletto di indiscrezioni e smentite sulle possibili dimissioni di Juncker dalla presidenza della Commissione europea. Prima confermate, poi smentite

Si dimette, anzi no. Un balletto estenuante, quello delle possibili dimissioni di Jean-Claude Juncker dalla presidenza della Commissione Europea. A lanciare l’indiscrezione è stata La Repubblica, che cita “autorevoli fonti europee”, secondo le quali l’ex premier lussemburghese potrebbe lasciare nelle prossime quattro settimane. Ma Bruxelles a stretto giro ha sconfessato la notizia: Juncker “è qui per restare, per combattere tutte le crisi che l’Europa sta affrontando, dalla Grexit alla Brexit, alla migrazione“, ha affermato un portavoce, descrivendolo “motivato come il primo giorno”. Poco dopo il capogruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo, Gianni Pittella, ha riferito all’Ansa che Juncker “ha smentito categoricamente” di voler lasciare il suo incarico dicendo che “si tratta di un’ipotesi fuori dalla realtà”. “Probabilmente”, ha aggiunto, “è stata male interpretata la sua intenzione di non ricandidarsi” alla fine del mandato. Ma parlare di dimissioni anticipate “è fuori della realtà”.

Il quotidiano romano sostiene al contrario che tutto è ancora da decidere: “La partita si giocherà a marzo, mese cruciale per il futuro dell’Unione e periodo durante il quale l’ex primo ministro del Lussemburgo deciderà se rimanere a Bruxelles oppure dimettersi”. Le ragioni di Juncker, stando a La Repubblica, sono esclusivamente politiche: da Olanda e Germania, entrambe prossime alle elezioni, sono arrivati messaggi che “hanno fatto capire a Juncker che sarebbe meglio che il suo White book”, il Libro bianco con il suo progetto di rilancio dell’Unione dopo la Brexit, “rimanesse nel cassetto” invece che essere pubblicato l’8 marzo come previsto. Per questo il 62enne è descritto come “contrariato dalla scarsa ambizione dei governi sull’Unione” e indeciso se “rifiutarsi di gestire il declino europeo lasciando la seconda metà del mandato ad uno dei suoi vicepresidenti, con il popolare finlandese Jyrki Katainen favorito rispetto al socialista olandese Frans Timmermans“.

L’ex primo ministro del Lussemburgo, è bene ricordarlo, è presidente della Commissione europea dal 2014, quando ha battuto il socialista Martin Schultz alle elezioni. Il suo mandato, della durata di cinque anni, dovrebbe concludersi nel 2019.