Buco Mps, non è ancora finita. Uno 007 per le grane fiscali

di Stefano Sansonetti

A Siena già circola la battuta. “Sarà un po’ come avere Mister Wolf”, ovvero il personaggio del film “Pulp Fiction” che si presentava dicendo: “Risolvo problemi”. E tutti sanno quanto il Monte dei Paschi abbia bisogno di un “risolutore” per i sempre più gravi buchi di bilancio. Anche perché a incombere, adesso, è la mina fiscale. Per disinnescarla, nei giorni scorsi, è stata avviata un’operazione che si concretizzerà verso giugno. La sostanza è che la banca presieduta da Alessandro Profumo sta per assumere come responsabile dell’area amministrazione e bilancio Arturo Betunio. Chi è? Semplice, si tratta di un pezzo grosso dell’Agenzia delle entrate, sin qui responsabile del direzione centrale normativa. La conclusione è che uno dei funzionari del Fisco che negli ultimi tempi hanno messo alle strette le banche su evasione, elusione e abuso di diritto, adesso passa dall’altra parte della barricata, offrendo le proprie competenze per difendere gli stessi istituti di credito dagli assalti dell’Agenzia guidata da Attilio Befera.

Il ruolo di Profumo
Dietro allo spostamento di Betunio, secondo quanto filtra, ci sarebbe il pressing di Profumo, oggi presidente di Mps ma fino a qualche anno fa numero uno di Unicredit. E il perché è presto detto. Si dà infatti il caso che Betunio, prima di approdare all’Agenzia delle entrate, fosse transitato proprio per Unicredit, nel ruolo di capo della divisione global tax planning. Un incarico a cui era approdato dopo essere stato responsabile fiscale di Capitalia. Ancora prima Betunio ha avuto un passato come responsabile tributi di Poste, a cui è arrivato dopo aver trascorso diversi anni in Guardia di Finanza. Un’estrazione, quest’ultima, fondamentale per capire anche la rete di relazioni al centro della quale il futuro manager Mps è inserito. Nell’ambiente, infatti, tutti ricordano gli ottimi rapporti che legano Betunio ad altri due ex di rilievo delle Fiamme Gialle, ovvero Luigi Magistro e Dario Romagnoli. Il primo è stato capo dell’accertamento dell’Agenzia delle entrate per diversi anni, prima di diventare direttore dei Monopoli di stato. Il secondo è l’autentica mente e uno dei principali partner dello studio Tremonti Vitali Romagnoli Piccardi e Associati, ossia lo studio tributario fondato all’epoca dall’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti. Insomma, come si vede Mps ha deciso di imbarcare un funzionario fiscale che ha certo tutti i numeri per aiutare la banca a risolvere le sue pendenze con l’amministrazione finanziaria.

Problemi in vista
Del resto, a Siena e dintorni, non c’è chi possa negare il fatto che le grane in termini di derivati, ristrutturazioni e buchi di bilancio possono avere il loro bel risvolto tributario. E il motivo è sin troppo evidente. Tra l’altro basta dara un’occhiata all’ultimo bilancio consolidato della banca senese (2012) per capirci qualcosa in più. A prescindere dalle inchieste in corso, infatti, esistono diverse altre grane. Si apprende per esempio che dal maggio del 2012 l’istituto è alle prese con una verifica “relativa alla cessione di una partecipazione detenuta da Banca Mps, formalizzata nel 2006”. Il Fisco, però, obietta che la cessione è avvenuta nel 2005, anziché nel 2006. E così “la plusvalenza realizzata non avrebbe goduto dell’applicazione del regime della cosiddetta participation exemption (esenzione fiscale delle plusvalenze, ndr)”. Il punto è che alla medesima fattispecie “sono associate anche contestazioni rilevanti sotto il profilo penale”. E questo amplia i termini entro i quali l’Agenzia delle entrate può far pervenire un accertamento. Il 18 marzo 2013, invece, è arrivata una verifica, scattata in seguito a un verbale redatto dalla Gdf, con la quale “viene contestato alla banca il mancato assoggettamento all’imposta sostitutiva dello 0,25% su finanziamento e medio e lungo termine nel periodo compreso tra il primo luglio 2007 e il 31 dicembre 2009”.
Tra vecchie contestazione e accertamenti più o meno attesi, allora, ecco spuntare il nome di Betunio come carta molto “forte” che il Monte dei Paschi calerà sul tavolo del confronto.

@SSansonetti