Il contratto a 5 Stelle non è un dramma. Ma ora bisogna fermare il trasformismo e il mercato delle vacche: le Camere non fuggano. Parla il professore Pasquino

Il “contratto” che vincola gli eletti M5S non è un dramma. Il problema ora è bloccare il trasformismo e “su questo - dice Pasquino - le soluzioni ci sono”.

Il “contratto” che vincola gli eletti Cinque Stelle a Beppe Grillo non è il peggiore dei mali. Il problema casomai è bloccare il trasformismo e “su questo – ha detto a La Notizia il professore di Scienza politica Gianfranco Pasquino – le soluzioni ci sono. Senza stravolgere quello che dice la Costituzione”.

Il M5s ha sempre contrastato l’assenza del vincolo di mandato. Una riforma dell’articolo 67 della Carta, quindi, non è fattibile?
Lo è, ma personalmente non la ritengo una riforma da portare avanti. I parlamentari devono essere liberi di votare in piena libertà. Il problema e, per certi versi, la soluzione, casomai sono a monte.

Si spieghi.
Poter garantire a un parlamentare la libertà di esercitare il proprio voto ma anche di dover poi riferire all’elettore sul proprio operato.

Ma questo rimanda al tema della legge elettorale.
E infatti le preferenze, ma soprattutto una legge che preveda i collegi uninominali sarebbero un primo passo importante.

Rimarrebbe però il trasformismo, male che affligge la politica italiana alimentando lo scollamento con i cittadini. Come se ne esce?
Questa non è materia costituzionale ma regolamentare. Dovrebbe essere chiaro che chi entra in un gruppo parlamentare non può cambiare o magari costituire un altro gruppo. E quindi che se decide di farlo sa a cosa va incontro e cioè che rimane senza gruppo. Tutto questo, però, è materia che attiene ai regolamenti delle Camere.

Un intervento sui regolamenti, dunque, sarebbe auspicabile?
Senza dubbio la questione dei cambi di cassacca spetta al Parlamento. Più precisamente ai presidenti delle due Camere e alla loro assoluta durezza nell’esercitare i loro poteri. Ma, mi si perdoni la perfidia, ci vorrebbero due presidenti delle Camere che non fossero dei neofiti e che non solo conoscessero a fondo i regolamenti ma che avessero anche grande esperienza e potere politico personale.

È pur vero che una legge ordinaria di riforma dei partiti potrebbe  migliorare il rapporto tra eletti ed elettori, non le pare?
Non escludo che una regolamentazione dei partiti possa aiutare e migliorare la trasparenza. Collegi uninominali, regolamenti  parlamentari rigidi e regole chiare nei partiti, dalla formazione delle liste alle espulsioni, potrebbero essere tre soluzioni, per quanto non prive di inconvenienti.

Non mi ha detto cosa ne pensa del ricorso contro il M5s.
È una delle armi che il Partito democratico usa contro il suo principale concorrente. A Roma, poi, i dem hanno subito una sconfitta elettorale vera e, tra l’altro, non ne hanno ancora tratto le conseguenze. Tutti sono rimasti al loro posto a partire da Matteo Orfini, commissario del Pd romano.

E del patto tra la Raggi e il M5s?
I patti, in questo caso tra una persona e i leader di un Movimento, sono regolati in base ai contenuti del patto stesso. La politica deve essere un’attività nella quale si esplicano le proprie capacità e al tempo stesso si cerca di garantire la massima rappresentanza possibile ai cittadini. Per quanto io ritenga pessimo tutto ciò che la  irrigidisca, è pur vero che la politica stessa si è rivelata altrettanto pessima. Comprendo, quindi, la volontà di Grillo di darsi delle regole. Per quanto poi pure la sua intenzione  di controllare tutto sia esagerata e alquanto autoritaria.

Tw: @vermeer_