Se non ti chiami Berlusconi la Cassazione fa del fisco un fiasco

di Clemente Pistilli

Per chi affitta un appartamento in un paradiso fiscale, paga lì le bollette, apre un conto corrente e fa un abbonamento alla tv la prova che effettivamente risiede all’estero sembra essere abbastanza semplice. Questo quel che emerge da una sentenza depositata ieri dai giudici della Cassazione, che hanno rigettato il ricorso con il quale l’Agenzia delle entrate reclamava denaro dall’ex tennista Davide Sanguinetti, ritenendo fittizia la residenza dello sportivo nel Principato di Monaco. Un pronunciamento che rende arduo per il Fisco recuperare somme da chi dice arrivederci al Belpaese e si stabilisce dove c’è un regime tributario più leggero.

La lista “di Monaco”
Era il 2008 quando il Ministero dell’economia e finanze annunciò di aver individuato 32 cittadini che avevano trasferito fittiziamente la residenza a Monaco per evadere le tasse, di aver avviato le contestazioni e di prevedere un recupero di 83 milioni e mezzo di euro. In passato nel mirino dell’Agenzia delle entrate, sempre per essersi dichiarati residenti nel principato, erano stati chiamati a risarcire il Fisco il pilota Giancarlo Fisichella e Andrea Bocelli, che avevano aderito al condono pagando qualche milione di euro. Stessa strada per lo sciatore Alberto Tomba. Cinque anni fa si parlò però di una vera e propria “lista di Montecarlo”, con un lungo elenco di vip. In molti cercarono l’accordo con l’Agenzia delle entrate. Il tenore Luciano Pavarotti pagò oltre 12 milioni di euro, Ennio Morricone 600mila euro, il regista Ricky Tognazzi 375mila, Umberto Tozzi 249mila, Riccardo Cocciante 228mila. Vi fu però anche chi decise di dare battaglia, di opporsi agli accertamenti e cercare di dimostrare che realmente risiedeva a Monaco, ragion per cui non doveva al Fisco italiano neppure un centesimo. Tra questi il tennista Sanguinetti.

Il tennista
Davide Sanguinetti, 41 anni, originario di Viareggio, ha trasferito ormai da molto tempo la residenza nel principato. Lo sportivo, abbandonati gli studi di economia negli Stati Uniti d’America, a 21 anni è entrato nella Association of Tennis Professional e si è fatto valere all’Australian Open, al Roland Garros, a Wimbledon, all’Us Open, alla Rogers Cup di Toronto. Uno degli azzurri che hanno dominato i campi di terra rossa, prima di ritirarsi dall’attività agonistica proprio nel 2008 e iniziare a fare l’allenatore. Sanguinetti, tra i 1.900 italiani che risultavano aver attraversato il confine di Ventimiglia per trasferirsi a Monaco, dinanzi all’accertamento dell’Ufficio delle imposte di Genova ha subito deciso di fare ricorso. Per l’Agenzia delle entrate, lo sportivo doveva pagare quanto previsto sul reddito imponibile nel 2001 per la partecipazione a tornei e sponsorizzazioni. La prova che la residenza effettiva era nel Belpaese? L’attività del tennista e soprattutto i frequenti viaggi aerei, con partenze e arrivi in città italiane. Un’attività internazionale che, per il Fisco, doveva portare denaro all’Italia. Dal canto suo Sanguinetti ha invece precisato subito che non doveva pagare nulla, essendo reale la residenza a Monaco, esibendo il contratto d’affitto di un appartamento nel piccolo Stato, stipulato da lui e dalla moglie, le ricevute sul pagamento del relativo canone mensile, le bollette per le diverse utenze, a partire da quelle telefoniche, i contratti per la tv e quelli bancari. Tesi accolte prima dalla commissione tributaria provinciale e poi da quella regionale della Liguria, che hanno annullato l’accertamento. L’Agenzia delle entrate, nel tentativo di far valere le proprie ragioni, fare cassa ed evitare quello che diventa per il Fisco un precedente pesante, ha fatto ricorso in Cassazione e, davanti alla V sezione tributaria della Suprema Corte, lo stesso procuratore generale ha chiesto di accogliere il ricorso. Niente da fare: la tesi di Sanguinetti ha convinto i giudici e l’Italia non vedrà un centesimo. Anzi lo Stato deve anche risarcire lo sportivo con 12mila euro di spese di giudizio.